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Nella bandiera del suo Paese, caso unico al mondo, compare anche un kalashnikov. Ma dalla fine della guerra civile in Mozambico, a metà anni Novanta, Goncalo Mabunda con fucili, bombe e granate crea sedie e poltrone, animali preistorici con ali e zampe gigantesche, robot antropomorfi col cilindro in latta calato su occhi di bulloni. I calci in legno dei mitragliatori Ak-47, sequestrati nel Paese dopo il 1992, nelle sue installazioni si trasformano così in schienali di sofà e le file di cartucce metalliche diventano ricci sulla testa di un omino occhialuto. E' per aver trasformato in arte l'orrore della guerra che il 29 maggio lo scultore 35enne riceverà il premio Albatros, sezione Cultura, a Vietri sul Mare (Sa). Un riconoscimento che arriva dopo tante mostre collettive e personali in Europa e negli Usa. Ma a chi lo incontra fra i suoi mostri fatti di pistole e munizioni, mentre sorseggia una birra nel Centro culturale franco-mozambicano di Maputo, Goncalo risponde che la gioia non arriva dai riconoscimenti internazionali. "Mi interessa semplicemente creare" - sorride - "essere soddisfatto di ciò che vedo nascermi fra le mani, nel mio atelier. E poi, attraverso le mie sculture, avvicinare i bambini di strada all'arte, aiutarli così a scoprire se stessi".
Servizio di Giulia Gentile
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