Una tela di Jangarth Singh Shyam, una delle figure più conosciute dell'arte tribale indiana |
Malgrado cio per circa tre mesi realizza un gran numero di opere per il suddetto museo,quando ritiene d'aver terminato e adempiuto correttamente al contratto ed alla sua parola che lo lega al museo e si appresta a partire il direttore del museo con una scusa gli sequestra il passaporto.
La fine di questa storia è tragica,il pittore indiano si è suicidato impiccandosi risultandogli intollerabile la perdita della libertà (....) ;l'episodio è riportato da Catherine Clement nell'emissione radio " culture de soi culture des autres " su France Culture " la radio che non avremo mai in italia ".
Non so come finirà questa storia mà quello che è certo è che non puo finire nel nulla addebitando "all'eccentricità " o alla depressione di un artista un suicidio che denuncia in tutto il suo orrore la crudeltà mentale di una istituzione che dovrebbe essere cara agli artisti e proteggerli,invece di specularci sopra oltra ogni intollerabile limite cercando di trarli in schiavitù.
I dettagli:l'arte del maestro indiano Jivya Soma Mashe,definita arte tribale è praticata dagli ADIVASI (quelli che c'erano prima)della tribù dei Warli,circa 60 milioni di individui in India,nei siti francesi su cui mi sono documentato si dice che ignorava del tutto a quali somme erano vendute le sue opere all'estero: " en octobre 2009, j'ai demandé à Jivya Soma Mashe s'il était au courant des prix de ses toiles en Occident. Non ! Lui vend en Inde à des tarifs très inférieurs. L'aspect commercial ne lui pose pas de problème (ça lui permet de vivre de son art et d'être aujourd'hui l'homme le plus riche de sa communauté), mais il est déconnecté du marché, maîtrisé par les marchands…" il fatto commerciale,il mercato dell'arte (...) erano cose estremamente lontane dai suoi interessi,si accontentava di essere l'uomo più ricco della sua piccola comunità (...) ignorava a quali prezzi erano vendute le sue opere all'estero,peraltro oggi l'opera degli Adivasi è esposta e celebrata al Museo del Quai Branly a Parigi (...) questa è una di quelle notizie di cui non si occuperanno mai i nostri media...troppo intenti a celebrare monumenti e icone di un passato glorioso ma lontano e certamente conveniente ad una classe di specialisti poltroni del saggio d'arte patrocinato da questa o quella banca o istituzione in cerca di lustro!
Museum Kunst Palast, Düsseldorf, Germany, permanent collection 2003
Jivya Soma Mashe, acrylic and cowdung on canvas, 180x370 cm, 2002
Jivya Soma Mashe, acrylic and cowdung on canvas, 180x370 cm, 2002
Jivya Soma Mashe, acrylic and cowdung on canvas, 180x370 cm, 2002
Jivya Soma Mashe, acrylic and cowdung on canvas, 180x370 cm, 2002
Jivya Soma Mashe, acrylic and cowdung on canvas, 180x370 cm, 2002
Jivya Soma Mashe (and his son Sadashiv), acrylic and cowdung on canvas,
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Trop artiste dans l'âme!...certainement!! Aujourd'hui les marchands d'art nous comparent à des ouvriers(sans vouloir être péjorative)...c'est-à-dire à effacer toutes ombres possibles de tripes: coeur, poumons, artères...Rien de tout ceci!! juste de l'esclavagiste industriel bien propre sans bavure...Que devient l'artiste aujourd'hui???...Parfois j'ai la nette impression que les artisans ont plus de convictions que nous et sont respectés....
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