Se c'era qualcuno che avesse ancora dei dubbi sulla fine della "Lotta di Classe" ebbene adesso puo mettersi l'anima in pace,l'Arte Contemporanea ha deciso di celebrare l'evento,veramente lo fà da un bel pezzo,tanta Pop Art e altrettanto Kitsch in salsa friendly,qui e là un po di tenerezza e spruzzate d'infantilismo a tutto tondo e per carità nessun angolo o spigolo che senno qualcuno si fà male!
La solita sottile ironia,fine sarcasmo e sotto sotto la voglia di stupire prendendo a schiaffi una delle tante celebrate opere d'arte del passato,le icone da dissacrare,sbeffeggiare in salsetta "Dada" con un pizzico di Surrealismo e infine l'incapacita dell'Arte Contemporanea (forse) di rifarsi ad un contenuto proprio,originale,ad una lettura specificatamente sua con un micro-macrocosmo suo,una sua dimensione con oggetti suoi (Morandi ebbe le sue bottiglie,altri le lettere dell'alfabeto,Picasso i suoi "cubi"...) e poi...costoro nel loro delirio Pop vorrebbero darla a bere a quelle centinaia di milioni di persone sfruttate,messe alla fame,umiliate dicendogli che loro in via del tutto incidentale pensano,constatano che la lotta di classe ha per cosi dire modificato "sostanzialmente" il suo aspetto e le sue dinamiche.....che forse è passata di moda;ecco io raccomando loro un po di turismo nel terzo mondo o nelle fabbrichette cinesi ,oppure nelle periferie di Bangkok e un giretto per le strade di Buenos Aires o Gaza o al Cairo e via dicendo,voglio dire che un " padrone puzza e resta sempre un padrone ! ".
Il paradosso è che l'arte si propone come una specie di cammino,di pedagogia ma per costoro diventa constatazione ironica,ci fanno su un sorrisetto beffardo,leggermente cinico e danno una lustratina al " prodotto " perchè cosi si vende meglio,ogni più piccola traccia di tragico,di realtà o surrealtà deve scomparire per lasciare al suo posto solo un estratto di seducenti platicità sferiche cariche della seduzione dell'Eros fisico,ma sterili,prive di finitezza,di umanità!
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)