"Piccione cagatatore" |
C'è una sentenza a cui sono stati dedicati solo brevi trafiletti sui giornali. Eppure coinvolge un politico di prima grandezza, che punta addirittura alla successione di Silvio Berlusconi.
di Gianni Barbacetto - 12 giugno 2009
di Gianni Barbacetto - 12 giugno 2009
La sentenza è quella del processo "Oil for food", il politico è Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia. Ricordate la vicenda? È lo scandalo scoppiato nel 2004, quando sono emersi i fiumi carsici di tangenti pagate all'ombra del programma delle Nazioni Unite "Oil for food", nato per addolcire l'embargo all'Iraq di Saddam Hussein permettendo di scambiare oil, cioè petrolio, con food, cibo e medicine. Un'indagine americana ha certificato che, sotto l'ombrello protettivo di quel programma Onu, Saddam assegnava contratti petroliferi a prezzi di favore in cambio di robuste mazzette impiegate per sostenere il regime. Poi, dopo l'invasione Usa, quei soldi sono finiti a finanziare la guerriglia e il terrorismo. Coinvolti nel gioco, grandi compagnie e piccoli trader petroliferi, ma anche singole persone ed esponenti politici di una cinquantina di Paesi del mondo.
Tra questi, Roberto Formigoni che, in nome della sua amicizia con il cristiano Tareq Aziz, braccio destro di Saddam, ha ricevuto contratti per 24,5 milioni di barili: la più massiccia tra le assegnazioni fatte a soggetti italiani. Poiché Formigoni non fa il petroliere, i contratti sono stati gestiti da aziende suggerite dal governatore: la Cogep della famiglia Catanese e la Nrg Oils di Alberto Olivi. Così una piccola impresa come la Cogep si è trovata di colpo a passare dalle autobotti alle petroliere. In cambio, secondo l'inchiesta sviluppata a Milano dal pm Alfredo Robledo, avrebbe pagato tangenti per 942 mila dollari in Iraq e 700 mila a mediatori italiani. La Nrg Oils avrebbe pagato invece almeno 262 mila dollari. I Catanese (benché la loro Cogep fosse già stata coinvolta nello scandalo dei petroli e i suoi titolari fossero già stati condannati nel 1982 per contrabbando internazionale) sono tra i fondatori della Compagnia delle Opere, l'associazione d'imprese promossa da uomini di Cl, e questo è bastato, evidentemente, per far scattare la segnalazione di Formigoni a Saddam. A partire dal 1997, Saddam e Aziz concedono succulenti contratti alla piccola Cogep, che "ringrazia" Formigoni versando dal 1998 al 2003 oltre 700 mila dollari sui conti di una società estera, la Candonly, controllata da Marco Mazarino De Petro, il fiduciario di Formigoni per i rapporti con l'Iraq di Saddam. Come giustifica De Petro tutti quei soldi? «Sono il compenso per la mia consulenza». Ma è difficile capire in che cosa sia consistita quella consulenza, visto che De Petro può esibire soltanto una relazione stilata nel 1996, tre paginette dalla sintassi difficile, in cui strologa di un «accordo petroil for food».
Ora è arrivata la sentenza. La prima condanna europea per quello scandalo: due anni di carcere a De Petro, in primo grado, per corruzione internazionale di funzionari dello Stato; condannati anche Andrea Catanese e Paolo Lucarno, uomini della Cogep. E Formigoni? Era già da tempo uscito dall'inchiesta. Ma a prescindere dal piano giudiziario, le responsabilità morali e politiche delle azioni di Mazarino De Petro ricadono su di lui. Come Berlusconi per il caso David Mills: lì, se Mills è il corrotto, Berlusconi è il corruttore; in Oil for food, se Mazarino De Petro è il corruttore, la responsabilità morale e politica del suo operato è del politico per conto del quale De Petro operava, cioè Formigoni. È semplice e chiaro. Qualcuno l'ha detto? Qualcuno l'ha scritto? E ancora: Candonly era una società riferibile di fatto ai Memores Domini, il "gruppo adulto" di Comunione e liberazione di cui Formigoni è l'esponente più in vista. Dove sono andati a finire i soldi di Candonly? Chi li ha utilizzati? Perché Formigoni non lo spiega? E perché nessuno glielo chiede?
Memores Domini
dal sito di cl ’Associazione Memores Domini riunisce persone di Comunione e Liberazione
che seguono una vocazione di dedizione totale a Dio vivendo nel mondo.
I fattori portanti nella vita dei Memores Domini sono la contemplazione,
intesa come memoria tendenzialmente continua di Cristo, e la missione,
cioè la passione a portare l’annuncio cristiano nella vita di tutti gli uomini.
che seguono una vocazione di dedizione totale a Dio vivendo nel mondo.
I fattori portanti nella vita dei Memores Domini sono la contemplazione,
intesa come memoria tendenzialmente continua di Cristo, e la missione,
cioè la passione a portare l’annuncio cristiano nella vita di tutti gli uomini.
Il Memor Domini "è un laico che liberamente vive una esistenza totalmente immersa nel mondo con una totale responsabilità personale" (Memores Domini – Intervista a Monsignor Luigi Giussani) e che si impegna alla missione vivendo il proprio lavoro professionale come il luogo della memoria di Cristo, traducendolo, cioè, in offerta.
Gli associati intendono seguire una vita di perfezione cristiana praticando i consigli evangelici “sintetizzabili nelle categorie in cui, tradizionalmente, la Chiesa riassume l’imitazione di Cristo. L’obbedienza, nel senso che lo sforzo spirituale, la vita ascetica, sono facilitate e autenticate da una sequela. La povertà, come distacco da un possesso individuale del denaro e delle cose. La verginità, come rinuncia alla famiglia per una dedizione anche formalmente più totale a Cristo” (Intervista citata)
I Memores Domini – chiamati anche “Gruppo adulto” - praticano vita comune in case il cui scopo, sostenuto dal clima di silenzio, dalla comune preghiera e dalla condivisione fraterna, è l’edificazione vicendevole nella memoria in vista della missione.
Gli associati intendono seguire una vita di perfezione cristiana praticando i consigli evangelici “sintetizzabili nelle categorie in cui, tradizionalmente, la Chiesa riassume l’imitazione di Cristo. L’obbedienza, nel senso che lo sforzo spirituale, la vita ascetica, sono facilitate e autenticate da una sequela. La povertà, come distacco da un possesso individuale del denaro e delle cose. La verginità, come rinuncia alla famiglia per una dedizione anche formalmente più totale a Cristo” (Intervista citata)
I Memores Domini – chiamati anche “Gruppo adulto” - praticano vita comune in case il cui scopo, sostenuto dal clima di silenzio, dalla comune preghiera e dalla condivisione fraterna, è l’edificazione vicendevole nella memoria in vista della missione.
I Memores Domini hanno avuto origine a Milano nell’anno 1964, nell’ambito dell’esperienza di Gioventù Studentesca.
Dopo essersi diffusa in varie Diocesi, l’Associazione venne eretta canonicamente dal Vescovo di Piacenza, Mons. Enrico Manfredini, il 14 giugno 1981. Sette anni dopo, l’8 dicembre 1988, i Memores Domini vennero approvati dalla Santa Sede, che riconobbe loro personalità giuridica come “Associazione ecclesiale privata universale”.
I Memores Domini sono presenti in 31 nazioni oltre l’Italia
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Da: http://blog.brunovergani.it/
Per giustificarla ho nel tempo costruito un percorso avventuroso, un personaggio di animo sensibile e profondo, alla ricerca di un senso nella vita.
Oggi qualcosa è radicalmente cambiato in me: non mi va più bene. Non sopporto più la mia passività. Questo è un tema molto interessante che Richiama Rilke, Hesse, Nietsche. Diventare ciò che si è. Uscire dalla passività, dalle costruzioni ideologico-religiose che nascondono un mero desiderio di protezione, ed affrontare la vita. Per questo ho iniziato da tempo un percorso artistico con scritti ed immagini dove sono protagonista e Memorie di un ex monaco è parte di questo percorso. L’ho pubblicato per ergermi di fronte al mondo, pacatamente orgoglioso di essere ciò che sono.
perché oggi?
Per due motivi. Il primo intimo: Il frutto per maturare necessita del suo tempo. Oggi, le scelte di una passività culturalmente e spiritualmente "alta" fondate non tanto su un lento e libero disvelamento quanto su una dolorosa necessità iniziale, si stanno in me sgretolando.
E per una urgenza sociale: Il pensiero che, se non fossi andato via, potrei essere ancora lì connivente con l’attuale classe dirigente italiana, per la contiguità di CL con la stessa, mi fa rabbrividire e mi ha spinto ad espormi.
dove hai rappresentato finora il monologo teatrale tratto dal testo letterario “memorie di un monaco”?
Dieci annni fa il drammaturgo e regista teatrale Vincenzo Todesco, mi ha guardato in faccia e d’istinto mi ha proposto di mettere in scena “l’ultimo nastro di Krapp” di Samuel Beckett da lui diretto ed io, d’istinto, ho detto di si. Da lì, grazie a Todesco, è iniziato il mio percorso artistico. E’ un percorso un po’ zen, dove non si cerca il consenso ma la verità. Non ho sentito l’urgenza di intraprendere la carriera artistica, preferisco essere libero da qualsiasi condizionamento. Per campare faccio l’erborista, una bellissima professione. Da dieci anni ogni anno metto in scena un monologo. Negli ultimi anni miei testi piuttosto autobiografici. La prima messa in scena è di solito anche l’ultima. La rappresentazione come ripetizione esula dai miei interessi. Memorie di un ex monaco è stato rappresentato l’ultima estate all’interno di un trullo in Puglia. Un uomo su una sedia racconta e tace (talvolta le pause raccontano più delle parole). Addetti ai lavori apprezzano le rappresentazioni. Quest’anno hanno assistito Marco Baliani, Marco Bechis e Carlo Formigoni.
chi, di quelli che conoscevi negli anni 70 ha fatto carriera, dentro il movimento e nel mondo?
Non mi risulta si faccia carriera in CL, esistono responsabilità che dovrebbero essere vissute come servizio. I nomi non mi interessano, mi sa di gossip e qui stiamo parlando di faccende terribilmente importanti.
come vengono "scelti" i memores che fanno carriera o acquisiscono posizioni di visibilità nel movimento (es. formigoni, lupi, ecc)?
Ai miei tempi per capacità e competenze specifiche, suppongo sia ancora così.
c'era un indirizzamento politico?
L’anticomunismo a tutti i costi.
come si diventa capo della casa dei memores?
Per una valutazione del Direttivo che applica criteri che francamente ignoro.
chi era il ragioniere priore con conto segreto a vaduz?
Lo si può leggere su “Repubblica” Inchiesta Oil for food.
credi che la tua esperienza sia isolata?
Si. Ci vogliono le palle per emanciparsi da costrizioni del genere.
quali erano gli umori della casa e la vita con gli altri memores?
Un gruppo di uomini che non si sono scelti ma che vivono tutti i giorni insieme, rinunciando al sesso e alla paternità. Che accettano una assoluta dipendenza ontologica da un altro uomo, un superiore che gli rappresenta cristo stesso, che si traduce nel chiedergli sistematicamente “posso?” anche su scelte o dettagli insignificanti. Che danno i soldi del proprio lavoro al gruppo. O cristo esiste davvero e ti dona una struttura affettivo ormonale dell’altro mondo o impazzisci. Io stavo male.
Anche se l’essere aggiornato riguardo il bollettino medico degli attuali Memores non è, al momento, mia urgenza esistenziale, ho ricevuto numerose mail di appartenenti a CL che mi rassicurano: le cose stanno diversamente da quanto avevo testimoniato di me stesso e garantiscono che tutti stanno piuttosto bene.
perché andato via?
Un malessere profondo, financo fisico nel tradire la mia natura, direi la mia vocazione di uomo.
conosciuto don Giussani?
In "memorie di un ex monaco" racconto una micro storia personale, sullo sfondo si scorge il contesto sociale milanese degli anni '70 di cui voglio fare cenno per spiegare come funzionavano le cose e il mio rapporto personale con Don Giussani. Il materialismo ateo, così si chiamava tutto quello che non riconosceva cristo e la sua chiesa come centro della storia, era piuttosto dilagante a tutti i livelli. Ripensandoci oggi all'interno di questa galassia eterogenea era presente, insieme ad una minoranza ideologicamente miope e violenta, un umanesimo onesto e profondo. Don Giussani non la vedeva così e col suo temperamento focoso ha fatto fronte all'emergenza drasticamente. La casa brucia, diceva, anzi urlava. E se la casa bruciava mica si poteva andare per il sottile, mica si poteva dialogare con i presunti piromani, mica si potevano aspettare le indicazioni di un magistero ecclesiale dormiente e tiepido. Urgeva che l'avvenimento chiesa potesse sopravvivere fuori dalle sagrestie, che non fosse relegato a dimensione intimistica ma presente e protagonista assoluto nella storia e nella società a qualsiasi costo, anche quello di utilizzare il bisogno di senso esistenziale di ragazzi sensibili per farli diventare, a fin di bene, militanti obbedienti per la nobil causa. Dinamica accaduta, con le debite proporzioni, anche nella sinistra estrema con conseguenze nefaste. Don Giussani, con la bontà nel cuore, ha fatto questo. Occorreva agire con urgenza. Non si poteva star lì a perdere tempo nel rispettare la sensibilità del singolo che entrava nel movimento, nell'accoglierlo così come era, con la sua personalità e espressioni. Serviva manovalanza attiva per spegnere l'incendio, così siccome il fine giustificava i mezzi questi ragazzi sono stati programmati all'obbedienza militante me compreso. Io mi ero innamorato di Don Giussani, come si innamorano gli adolescenti sani ad una proposta forte e totalizzante. Ancora oggi se leggo alcuni suoi interventi li avverto condivisibili e coinvolgenti. Ma proprio obbedendo a quelle parole affascinanti mi sono ritrovato nel supplizio dell’obbedienza. Cercavo un senso esistenziale e mi sono ritrovato a distribuire volantini contro il divorzio, ad obbedire a persone che mai avrei frequentato, a dare tutto me stesso per appoggiare la campagna elettorale di tizio e caio che nulla centravano con il significato dell'essere, con lo svelarsi del sacro, con i motivi di fondo per cui avevo abbracciato una dedizione totale a dio. Una teoria ineccepibile e affascinante che poi mi conduceva nel quotidiano in un labirinto per me disumano e Don Giussani ne è stato responsabile.
qual era il fascino dell'obbedienza?
Un fascino teorico ma potente: la possibilità di emanciparsi da se stessi. Un io detronizzato che abbraccia l’Assoluto diventato carne e così, fusi in questa alterità, potersi percepire definitivamente liberi dalla finitudine. Poi di fatto l’obbedienza era di uomini ad altri uomini che, a loro dire, rappresentavano l’Assoluto stesso. Un bell’equivoco.
perchè tanti giovani oggi aderiscono al movimento?
Se ti arriva la notizia che Colui che ha fatto tutto ha preso un corpo e ti invita a cena sarebbe stupido non accettare.
era facile fare proseliti?
Quando la proposta è totalizzante e con un pizzico di esaltazione i giovani accorrono.
che tipo di incontri "politici e culturali" frequentavate?
Incontri nell’ambiente sociale, nella politica e nelle istituzioni a partire dalle indicazioni del Magistero ecclesiastico. No al divorzio. Punire penalmente una donna che abortisce. No al marxismo. No al preservativo. Si alla scuola cattolica sovvenzionata dallo Stato e così via. Quando arrivavano le indicazioni dall’autorità si obbediva nel sostenerle e divulgarle ad oltranza senza grado di dubbio e senza rispetto per la ragioni altrui. Non si considerava se era saggio vietare l’uso del preservativo nel terzo mondo, od era opportuno sanzionare penalmente una donna che abortiva. In quegli anni non esistevano tecniche medicali di rianimazione come le attuali, tanto sofisticate da differire il momento della morte, così potevi congedarti senza chiedere il permesso al vescovo. Non si rifletteva ma si obbediva, in quanto la dottrina sociale dell’autorità ecclesiastica era la volontà di Dio stesso. E Dio ne sapeva sicuramente di più della mia piccola mente. Quindi si obbediva cercando di far proprie le ragioni di fondo che motivavano le indicazioni della Chiesa e se le ragioni non si trovavano si obbediva lo stesso, utilizzando stratagemmi retorici e ogni mezzo disponibile per modificare la società alle direttive avute.
come si entrava nei circoli di potere politico in Cl?
Non lo so non ci sono mai entrato. Ero un manovale della base.
memores mediamente colti? buona istruzione?
Si. Le università sono le roccheforti.
casa di sofferenti, evidenti problemi di salute.
Statisticamente, rispetto alla media italiana, ricordo di si. Io tra questi.
quanto tempo rimasto?
Tra movimento di CL e monaci una decina d’anni. Proprio quelli della mia formazione umana. Se non sono venuto troppo male forse qualche merito glie lo devo riconoscere.
chi esce rimane nel movimento?
Nel Memoriale ho scritto: “Andato via una mattina. A freddo. Rapido. Senza preavviso. Dopo una notte un po’ insonne dove, tirando onestamente le somme, ho concluso che la Chiesa e forse anche Dio erano una invenzione umana, una cattiva idea.” Siccome non sono parole di un intellettuale illuminista, si può comprendere quanto sia umanamente devastante una simile esperienza. Comprendo chi va via dal gruppo monastico ma rimane ciellino. Io non sono riuscito, mi sarei sentito disonesto con me stesso, ma comprendo chi sia rimasto.
Perché pubblicare questa testimonianza su internet?
Se guardo indietro la passività è stata per me condizione primigenia.Per giustificarla ho nel tempo costruito un percorso avventuroso, un personaggio di animo sensibile e profondo, alla ricerca di un senso nella vita.
Oggi qualcosa è radicalmente cambiato in me: non mi va più bene. Non sopporto più la mia passività. Questo è un tema molto interessante che Richiama Rilke, Hesse, Nietsche. Diventare ciò che si è. Uscire dalla passività, dalle costruzioni ideologico-religiose che nascondono un mero desiderio di protezione, ed affrontare la vita. Per questo ho iniziato da tempo un percorso artistico con scritti ed immagini dove sono protagonista e Memorie di un ex monaco è parte di questo percorso. L’ho pubblicato per ergermi di fronte al mondo, pacatamente orgoglioso di essere ciò che sono.
perché oggi?
Per due motivi. Il primo intimo: Il frutto per maturare necessita del suo tempo. Oggi, le scelte di una passività culturalmente e spiritualmente "alta" fondate non tanto su un lento e libero disvelamento quanto su una dolorosa necessità iniziale, si stanno in me sgretolando.
E per una urgenza sociale: Il pensiero che, se non fossi andato via, potrei essere ancora lì connivente con l’attuale classe dirigente italiana, per la contiguità di CL con la stessa, mi fa rabbrividire e mi ha spinto ad espormi.
dove hai rappresentato finora il monologo teatrale tratto dal testo letterario “memorie di un monaco”?
Dieci annni fa il drammaturgo e regista teatrale Vincenzo Todesco, mi ha guardato in faccia e d’istinto mi ha proposto di mettere in scena “l’ultimo nastro di Krapp” di Samuel Beckett da lui diretto ed io, d’istinto, ho detto di si. Da lì, grazie a Todesco, è iniziato il mio percorso artistico. E’ un percorso un po’ zen, dove non si cerca il consenso ma la verità. Non ho sentito l’urgenza di intraprendere la carriera artistica, preferisco essere libero da qualsiasi condizionamento. Per campare faccio l’erborista, una bellissima professione. Da dieci anni ogni anno metto in scena un monologo. Negli ultimi anni miei testi piuttosto autobiografici. La prima messa in scena è di solito anche l’ultima. La rappresentazione come ripetizione esula dai miei interessi. Memorie di un ex monaco è stato rappresentato l’ultima estate all’interno di un trullo in Puglia. Un uomo su una sedia racconta e tace (talvolta le pause raccontano più delle parole). Addetti ai lavori apprezzano le rappresentazioni. Quest’anno hanno assistito Marco Baliani, Marco Bechis e Carlo Formigoni.
chi, di quelli che conoscevi negli anni 70 ha fatto carriera, dentro il movimento e nel mondo?
Non mi risulta si faccia carriera in CL, esistono responsabilità che dovrebbero essere vissute come servizio. I nomi non mi interessano, mi sa di gossip e qui stiamo parlando di faccende terribilmente importanti.
come vengono "scelti" i memores che fanno carriera o acquisiscono posizioni di visibilità nel movimento (es. formigoni, lupi, ecc)?
Ai miei tempi per capacità e competenze specifiche, suppongo sia ancora così.
c'era un indirizzamento politico?
L’anticomunismo a tutti i costi.
come si diventa capo della casa dei memores?
Per una valutazione del Direttivo che applica criteri che francamente ignoro.
chi era il ragioniere priore con conto segreto a vaduz?
Lo si può leggere su “Repubblica” Inchiesta Oil for food.
credi che la tua esperienza sia isolata?
Si. Ci vogliono le palle per emanciparsi da costrizioni del genere.
quali erano gli umori della casa e la vita con gli altri memores?
Un gruppo di uomini che non si sono scelti ma che vivono tutti i giorni insieme, rinunciando al sesso e alla paternità. Che accettano una assoluta dipendenza ontologica da un altro uomo, un superiore che gli rappresenta cristo stesso, che si traduce nel chiedergli sistematicamente “posso?” anche su scelte o dettagli insignificanti. Che danno i soldi del proprio lavoro al gruppo. O cristo esiste davvero e ti dona una struttura affettivo ormonale dell’altro mondo o impazzisci. Io stavo male.
Anche se l’essere aggiornato riguardo il bollettino medico degli attuali Memores non è, al momento, mia urgenza esistenziale, ho ricevuto numerose mail di appartenenti a CL che mi rassicurano: le cose stanno diversamente da quanto avevo testimoniato di me stesso e garantiscono che tutti stanno piuttosto bene.
perché andato via?
Un malessere profondo, financo fisico nel tradire la mia natura, direi la mia vocazione di uomo.
conosciuto don Giussani?
In "memorie di un ex monaco" racconto una micro storia personale, sullo sfondo si scorge il contesto sociale milanese degli anni '70 di cui voglio fare cenno per spiegare come funzionavano le cose e il mio rapporto personale con Don Giussani. Il materialismo ateo, così si chiamava tutto quello che non riconosceva cristo e la sua chiesa come centro della storia, era piuttosto dilagante a tutti i livelli. Ripensandoci oggi all'interno di questa galassia eterogenea era presente, insieme ad una minoranza ideologicamente miope e violenta, un umanesimo onesto e profondo. Don Giussani non la vedeva così e col suo temperamento focoso ha fatto fronte all'emergenza drasticamente. La casa brucia, diceva, anzi urlava. E se la casa bruciava mica si poteva andare per il sottile, mica si poteva dialogare con i presunti piromani, mica si potevano aspettare le indicazioni di un magistero ecclesiale dormiente e tiepido. Urgeva che l'avvenimento chiesa potesse sopravvivere fuori dalle sagrestie, che non fosse relegato a dimensione intimistica ma presente e protagonista assoluto nella storia e nella società a qualsiasi costo, anche quello di utilizzare il bisogno di senso esistenziale di ragazzi sensibili per farli diventare, a fin di bene, militanti obbedienti per la nobil causa. Dinamica accaduta, con le debite proporzioni, anche nella sinistra estrema con conseguenze nefaste. Don Giussani, con la bontà nel cuore, ha fatto questo. Occorreva agire con urgenza. Non si poteva star lì a perdere tempo nel rispettare la sensibilità del singolo che entrava nel movimento, nell'accoglierlo così come era, con la sua personalità e espressioni. Serviva manovalanza attiva per spegnere l'incendio, così siccome il fine giustificava i mezzi questi ragazzi sono stati programmati all'obbedienza militante me compreso. Io mi ero innamorato di Don Giussani, come si innamorano gli adolescenti sani ad una proposta forte e totalizzante. Ancora oggi se leggo alcuni suoi interventi li avverto condivisibili e coinvolgenti. Ma proprio obbedendo a quelle parole affascinanti mi sono ritrovato nel supplizio dell’obbedienza. Cercavo un senso esistenziale e mi sono ritrovato a distribuire volantini contro il divorzio, ad obbedire a persone che mai avrei frequentato, a dare tutto me stesso per appoggiare la campagna elettorale di tizio e caio che nulla centravano con il significato dell'essere, con lo svelarsi del sacro, con i motivi di fondo per cui avevo abbracciato una dedizione totale a dio. Una teoria ineccepibile e affascinante che poi mi conduceva nel quotidiano in un labirinto per me disumano e Don Giussani ne è stato responsabile.
qual era il fascino dell'obbedienza?
Un fascino teorico ma potente: la possibilità di emanciparsi da se stessi. Un io detronizzato che abbraccia l’Assoluto diventato carne e così, fusi in questa alterità, potersi percepire definitivamente liberi dalla finitudine. Poi di fatto l’obbedienza era di uomini ad altri uomini che, a loro dire, rappresentavano l’Assoluto stesso. Un bell’equivoco.
perchè tanti giovani oggi aderiscono al movimento?
Se ti arriva la notizia che Colui che ha fatto tutto ha preso un corpo e ti invita a cena sarebbe stupido non accettare.
era facile fare proseliti?
Quando la proposta è totalizzante e con un pizzico di esaltazione i giovani accorrono.
che tipo di incontri "politici e culturali" frequentavate?
Incontri nell’ambiente sociale, nella politica e nelle istituzioni a partire dalle indicazioni del Magistero ecclesiastico. No al divorzio. Punire penalmente una donna che abortisce. No al marxismo. No al preservativo. Si alla scuola cattolica sovvenzionata dallo Stato e così via. Quando arrivavano le indicazioni dall’autorità si obbediva nel sostenerle e divulgarle ad oltranza senza grado di dubbio e senza rispetto per la ragioni altrui. Non si considerava se era saggio vietare l’uso del preservativo nel terzo mondo, od era opportuno sanzionare penalmente una donna che abortiva. In quegli anni non esistevano tecniche medicali di rianimazione come le attuali, tanto sofisticate da differire il momento della morte, così potevi congedarti senza chiedere il permesso al vescovo. Non si rifletteva ma si obbediva, in quanto la dottrina sociale dell’autorità ecclesiastica era la volontà di Dio stesso. E Dio ne sapeva sicuramente di più della mia piccola mente. Quindi si obbediva cercando di far proprie le ragioni di fondo che motivavano le indicazioni della Chiesa e se le ragioni non si trovavano si obbediva lo stesso, utilizzando stratagemmi retorici e ogni mezzo disponibile per modificare la società alle direttive avute.
come si entrava nei circoli di potere politico in Cl?
Non lo so non ci sono mai entrato. Ero un manovale della base.
memores mediamente colti? buona istruzione?
Si. Le università sono le roccheforti.
casa di sofferenti, evidenti problemi di salute.
Statisticamente, rispetto alla media italiana, ricordo di si. Io tra questi.
quanto tempo rimasto?
Tra movimento di CL e monaci una decina d’anni. Proprio quelli della mia formazione umana. Se non sono venuto troppo male forse qualche merito glie lo devo riconoscere.
chi esce rimane nel movimento?
Nel Memoriale ho scritto: “Andato via una mattina. A freddo. Rapido. Senza preavviso. Dopo una notte un po’ insonne dove, tirando onestamente le somme, ho concluso che la Chiesa e forse anche Dio erano una invenzione umana, una cattiva idea.” Siccome non sono parole di un intellettuale illuminista, si può comprendere quanto sia umanamente devastante una simile esperienza. Comprendo chi va via dal gruppo monastico ma rimane ciellino. Io non sono riuscito, mi sarei sentito disonesto con me stesso, ma comprendo chi sia rimasto.
hanno saputo della tua testimonianza pubblicata. come hanno reagito?
Prima di pubblicare il memoriale l’ho trasmesso per conoscenza all’attuale responsabile dei Memores, con il quale avevo avuto un buon rapporto. Mi ha risposto parole di vicinanza umana e di augurio spero sincere, che ho apprezzato e che condivido. Per il resto dei messaggi a me personalmente diretti di appartenenti a CL che hanno preferito non esporsi nel blog. Rispettosi, non di rado arguti e a tratti sinceramente vicini al mio percorso umano hanno contribuito ad un confronto costruttivo. Punto contestato è stato come ho descritto l'obbedienza all'autorità. Contenti loro.
in che modo questa esperienza ha cambiato il tuo rapporto con la fede?
Con la fede non si ha un rapporto. O c’è o non c’è. In Dio quello della rivelazione non ci credo più. Credo in una vocazione umana, in un Destino al quale preferisco non dare nome.
frammenti del testo teatrale
La comunità monastica era ispirata alla regola di San Benedetto e formata da piccoli nuclei di otto, dieci elementi dislocati prevalentemente in anonimi appartamenti metropolitani. Era il modello di quegli anni, non so se le bande armate avessero copiato noi o noi loro. Fedeli al “ora et labora”, che metodologicamente significa prega lavorando e lavora pregando, si lavorava all’esterno della casa facendo i lavori che fanno tutti. Nessuna veste particolare, nessun distintivo. All’interno di ogni casa un responsabile: il capo casa. A coordinare le case un Direttivo guidato da un abate: il Vecchio. Detto così sembra una confessione di Buscetta, ma non trovo altro modo per spiegare la struttura dell’organizzazione.
La povertà consisteva nel non possedere nulla di proprio, in quanto proprietà è un'estensione della personalità. Lo dice anche “Il Bolscevico”, il quotidiano maoista che leggeva mio figlio. La rinuncia a possedere materialmente, a livello personale, era un atto di rinuncia a se stessi che il vangelo comanda a coloro che cercano la perfezione cristiana, ma siccome la regola diceva, che bisognava lavorare nel mondo, il profitto derivante dal lavoro lo si versava interamente nelle cassa comune, così personalmente si rimaneva poveri. Quanto versato nella cassa comune serviva per le spese generali della casa e il vitto, il settanta per cento che avanzava veniva devoluto al Direttivo. C’era un piccolo budget per le spese personali che, siccome era concesso fumare, io spendevo in sigari. Toscani extravecchi.
[...]
Quanto mi beccavo una latrata ne prendevo nota e il giorno dopo nella medesima situazione, provavo a comportarmi con il superiore in modo opposto. La latrata arrivava identica e puntuale come quella del giorno precedente. Stesso tono, stesse parole, medesimo volume della voce. La faccenda incominciava ad appassionarmi, così ho indagato a fondo e con scrupolo provando, giorno per giorno, decine e decine di comportamenti diversi nello stesso contesto, proponevo tutte le variabili di cui ero capace e regolarmente il feedback del capo era l’identica latrata. indipendentemente da quanto dicevo, facevo, avvertivo, indipendentemente dal significato che attribuivo alle situazioni, i miei sentimenti, pensieri e messaggi venivano spogliati di validità. Alla fine dell’esperimento ho compreso quanto fossero per me vantaggiosi i modi di fare del capo casa, che con la sua mirabile costanza nel massacro sistematico mi permetteva in quell’olocausto provinciale di non attaccarmi alla logica, alla coerenza e al buon senso, infidi alibi per non emanciparmi dall’egoiga personalità. Una dipendenza ontologica. Io non esistevo. Dipendevo dall'altro per esistere.
[...]
Per contattare la presenza del Dio incarnato, morto, risorto e che si è sciolto in tutto dovevo obbedire al capo casa, un ragioniere brianzolo alto con labbra grandi. Miope. La mattina quando si svegliava dopo le lodi, che sono le preghiere del mattino, prima di bere il caffè, si ricreava appoggiando il suo pollice destro sull’occhio del primo subalterno che gli capitava schiacciando con forza. A me faceva male ma a lui piaceva. Io sopportavo perché, siccome lui era per me Dio, la pratica della pressione oculare, in qualche modo, faceva parte della regola. Visto che al capo piaceva giocare a carte e il calcio, quando avevamo tempo libero si giocava a carte o si andava a vedere la “Domenica Sportiva” in casa dei suoi genitori. Non ero entusiasta, ma era sempre meglio di un dito nell’occhio e poi come dire di no alla presenza storica di Dio nella mia vita? Non era una persona cattiva, solo che gli piaceva di tanto in tanto insultare i subalterni e schiacciargli gli occhi. Sono più di trent’anni che non lo incontro, ma proprio ieri ho letto di Lui su “Repubblica” . Il ragioniere brianzolo, alto con grandi labbra e miope, che era il mio priore, a dire di un pubblico ministero, ha negato l’innegabile quando interrogato ha risposto: “Non ho alcun conto in Svizzera con la denominazione Paiolo, ne sono beneficiario economico di altri conti esteri”. Agli atti, invece, risulta una rogatoria che lo indica cotitolare di ”un conto societario aperto a Vaduz”. Non si trova, quindi, nei guai per aver schiacciato gli occhi ad un novizio, ma per l’inchiesta “Oil for food”, roba di consulenze pilotate, fondi neri e ipotesi di tangenti dove il mio ex priore, che attualmente collabora con il governatore della sua regione, è rimasto coinvolto.
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E’ trascorso molto tempo da quella mattina che ho fatto le valigie e sono andato via. Non so se nel frattempo le cose lì siano cambiate, ho però notato che quel confratello che prima era un giovane politico, che non trovava spazio in nessun partito, oggi è il governatore della più ricca regione italiana, il fatto è tuttavia moralmente irrilevante in quanto i monaci, pur avendo accettato il voto di povertà, possiedono le cose in un modo completamente diverso, essi vivono come se non avessero niente pur possedendo tutto. I giovani preti con i quali scherzavo in semplicità adesso sono vestiti di rosso come a carnevale e portano strani copricapi. Alcuni sono vescovi, un altro cardinale che ha rischiato di diventare Papa.
Lo show elettorale del robot-chirurgo
La povertà consisteva nel non possedere nulla di proprio, in quanto proprietà è un'estensione della personalità. Lo dice anche “Il Bolscevico”, il quotidiano maoista che leggeva mio figlio. La rinuncia a possedere materialmente, a livello personale, era un atto di rinuncia a se stessi che il vangelo comanda a coloro che cercano la perfezione cristiana, ma siccome la regola diceva, che bisognava lavorare nel mondo, il profitto derivante dal lavoro lo si versava interamente nelle cassa comune, così personalmente si rimaneva poveri. Quanto versato nella cassa comune serviva per le spese generali della casa e il vitto, il settanta per cento che avanzava veniva devoluto al Direttivo. C’era un piccolo budget per le spese personali che, siccome era concesso fumare, io spendevo in sigari. Toscani extravecchi.
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Quanto mi beccavo una latrata ne prendevo nota e il giorno dopo nella medesima situazione, provavo a comportarmi con il superiore in modo opposto. La latrata arrivava identica e puntuale come quella del giorno precedente. Stesso tono, stesse parole, medesimo volume della voce. La faccenda incominciava ad appassionarmi, così ho indagato a fondo e con scrupolo provando, giorno per giorno, decine e decine di comportamenti diversi nello stesso contesto, proponevo tutte le variabili di cui ero capace e regolarmente il feedback del capo era l’identica latrata. indipendentemente da quanto dicevo, facevo, avvertivo, indipendentemente dal significato che attribuivo alle situazioni, i miei sentimenti, pensieri e messaggi venivano spogliati di validità. Alla fine dell’esperimento ho compreso quanto fossero per me vantaggiosi i modi di fare del capo casa, che con la sua mirabile costanza nel massacro sistematico mi permetteva in quell’olocausto provinciale di non attaccarmi alla logica, alla coerenza e al buon senso, infidi alibi per non emanciparmi dall’egoiga personalità. Una dipendenza ontologica. Io non esistevo. Dipendevo dall'altro per esistere.
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Per contattare la presenza del Dio incarnato, morto, risorto e che si è sciolto in tutto dovevo obbedire al capo casa, un ragioniere brianzolo alto con labbra grandi. Miope. La mattina quando si svegliava dopo le lodi, che sono le preghiere del mattino, prima di bere il caffè, si ricreava appoggiando il suo pollice destro sull’occhio del primo subalterno che gli capitava schiacciando con forza. A me faceva male ma a lui piaceva. Io sopportavo perché, siccome lui era per me Dio, la pratica della pressione oculare, in qualche modo, faceva parte della regola. Visto che al capo piaceva giocare a carte e il calcio, quando avevamo tempo libero si giocava a carte o si andava a vedere la “Domenica Sportiva” in casa dei suoi genitori. Non ero entusiasta, ma era sempre meglio di un dito nell’occhio e poi come dire di no alla presenza storica di Dio nella mia vita? Non era una persona cattiva, solo che gli piaceva di tanto in tanto insultare i subalterni e schiacciargli gli occhi. Sono più di trent’anni che non lo incontro, ma proprio ieri ho letto di Lui su “Repubblica” . Il ragioniere brianzolo, alto con grandi labbra e miope, che era il mio priore, a dire di un pubblico ministero, ha negato l’innegabile quando interrogato ha risposto: “Non ho alcun conto in Svizzera con la denominazione Paiolo, ne sono beneficiario economico di altri conti esteri”. Agli atti, invece, risulta una rogatoria che lo indica cotitolare di ”un conto societario aperto a Vaduz”. Non si trova, quindi, nei guai per aver schiacciato gli occhi ad un novizio, ma per l’inchiesta “Oil for food”, roba di consulenze pilotate, fondi neri e ipotesi di tangenti dove il mio ex priore, che attualmente collabora con il governatore della sua regione, è rimasto coinvolto.
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E’ trascorso molto tempo da quella mattina che ho fatto le valigie e sono andato via. Non so se nel frattempo le cose lì siano cambiate, ho però notato che quel confratello che prima era un giovane politico, che non trovava spazio in nessun partito, oggi è il governatore della più ricca regione italiana, il fatto è tuttavia moralmente irrilevante in quanto i monaci, pur avendo accettato il voto di povertà, possiedono le cose in un modo completamente diverso, essi vivono come se non avessero niente pur possedendo tutto. I giovani preti con i quali scherzavo in semplicità adesso sono vestiti di rosso come a carnevale e portano strani copricapi. Alcuni sono vescovi, un altro cardinale che ha rischiato di diventare Papa.
Lo show elettorale del robot-chirurgo
inaugurato da Formigoni, poi restituito
Doveva essere il cuore della scuola di chirurgia mini-invasiva del Niguarda, a Milano, ma ha un costo di 3 milioni: dopo la cerimonia in pompa magna col governatore è stato restituito al fornitore
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Qualche "buontempone" di inossidabile fede cattolica ha pensato di segnalare questo post come pornografico,immorale etc, cosicchè Google Chrome vi segnala che il sito è pericoloso e che potrebbe contenere virus !!!!
RispondiEliminaIo vi ringrazio personalmente per essere giunti sino a qui,per la precisione questa è la terza volta che accade e sempre in occasione di articoli che attaccano certe attitudini come dire: "cristicole!"