Fuori dalla sala travaglio i pensieri di chi attende. Al San Camillo i papà e i familiari in attesa annotano le emozioni della nascita dei loro bambini. Dai muri del reparto di maternità alla Biennale di Venezia
(Foto Andrea Ruggeri/Angelo Franceschi) L'articolo completoLa galleria fotografica
Prima che sulle pagine ingiallite dei registri battesimali, la storia dei figli di Roma è scritta sui muri. Quelli del San Camillo e del suo reparto maternità dove parenti e amici consegnano all´inchiostro versato sulle pareti i loro messaggi di benvenuto ai nascituri. Sono centinaia e raccontano di attese estenuanti e grandi gioie. Pescando nel mazzo della creatività, si trova di tutto: c´è il maniaco della televisione ("Orlando, manco Amici m´hai fatto vede…"); lo sportivo ("Sofia, meno male che sei nata oggi, che domani c´ho il calcetto"); l´ultras ("Christian: pannolini e bandana"), e il romano doc ("è nata Martina, ‘na pupa trasteverina").
Prima che sulle pagine ingiallite dei registri battesimali, la storia dei figli di Roma è scritta sui muri. Quelli del San Camillo e del suo reparto maternità dove parenti e amici consegnano all´inchiostro versato sulle pareti i loro messaggi di benvenuto ai nascituri. Sono centinaia e raccontano di attese estenuanti e grandi gioie. Pescando nel mazzo della creatività, si trova di tutto: c´è il maniaco della televisione ("Orlando, manco Amici m´hai fatto vede…"); lo sportivo ("Sofia, meno male che sei nata oggi, che domani c´ho il calcetto"); l´ultras ("Christian: pannolini e bandana"), e il romano doc ("è nata Martina, ‘na pupa trasteverina").
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)