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domenica 1 novembre 2009

Ritorna l'applicazione della pena di morte in Italia! Il caso Cinzia Banelli lo...

Si suicida in carcere la neo Br Blefari
condannata per l'omicidio Biagi


Suicidio Blefari, le accuse degli avvocati
"Era una brigatista, ha prevalso la punizione"


La galleria fotografica

pena di morte

Profondo stato di prostrazione psichica. All'inizio della detenzione si era mostrata sicura di sé, ricalcando l'atteggiamento già assunto da Nadia Desdemone Lioce, la mente della nuova organizzazione terroristica. Ben presto però le certezze si erano incrinate, lasciando spazio a un profondo stato di prostrazione psichica. Il giorno della condanna in primo grado fece a pezzi tutto quello che riuscì ad afferrare. Una scena violentissima, seguita da astenia, autoisolamento, rifiuto del cibo e dei liquidi.
Per lei trattamento sanitario obbligatorio. I medici di Rebibbia chiesero un trattamento sanitario obbligatorio "in altra struttura più idonea", essendo concreto, così scrissero, il pericolo di vita per la detenuta. L'ultima perizia psichiatrica è datata aprile. Era stata disposta per verificare la sua capacità di stare in giudizio e quella di intendere e di volere, dopo che la terrorista aveva aggredito un agente di polizia penitenziaria.




Diana Blefari Melazzi, la fine in carcere

Non mangiava, non voleva vedere nessuno, non usciva dalla sua cella. Finché ha scelto di togliersi la vita con un lenzuolo, dietro le sbarre. La neobrigatista si è impiccata nella sezione femminile del carcere romano, mentre scontava, in isolamento, l'ergastolo per la morte di Marco Biagi, ucciso il 19 maggio 2002. La 'compagna Maria', questo il suo nome in codice, era stata arrestata nel 2003 dopo la scoperta del covo delle Nuove Br di via Montecuccoli. Nell'aprile scorso, la perizia psichiatrica disposta dal gup. Le battaglie legali portate avanti dai suoi difensori per dimostrare che soffriva di una grave patologia psichica, non sono servite a nulla. L'avvocato difensore: "Era una donna ammalata, soffriva di un profondo disagio e aveva bisogno di cure adeguate e di stare in luoghi adeguati che non erano certo il carcere" Leggi l'articolo 
Scoperta sensazionale in Italia viene  applicata la pena di morte!
Inoltre lo potete constatare voi stessi per incorrere nella condanna a morte non occorre neccessariamente aver premuto il grilletto!
basta la semplice complicità marginale in un atto che ha comportato la morte per qualcuno.
Un'altra constatazione è che la pena di morte viene applicata con un che di estremamente vendicativo verso soggetti politicizati che si sono adoperati alla sovversione armata (...)
Vengono condannati dapprima alla morte civile e infine vengono privati del diritto umano a ravvedersi dei propri errori con pene che sfiorano l'eternità come se le stesse vendicative e indegne di uno stato civile possano disarticolare,attutire, le forme di violenza che la società genera al suo interno con una passione che sfiora il masochismo!
Non solo con una indiscutibile eleganza pilatesca si riesce persino a far si che il condannato si levi di torno da solo con grande risparmio di risorse economiche da parte dello stato!
Ancora da acquisire la consapevolezza che la risposta alla violenza non puo essere un'altra violenza (...) quale la concepisce lo stato,una certa classe politica,alcune istituzioni (...)
Non pochi organismi internazionali denunciano lo stato delle carceri italiane,l'alto numero di suicidi che vi avvengono e paradossalmente un numero di decessi imputabili come ho detto sopra all'applicazione surretizia della pena di morte superano di gran lunga l'applicazione "legale" della pena di morte in paesi come gli Stati Uniti !
Chapeau! Direbbero i francesi,tanto di cappello signori e signore.
Un'altra delle contradizioni dell'italietta che piano piano inseorabilmente scivola già da una china a tratti irreversibile.
Un'altra vergogna a  cui qualunque essere umano quando ne è informato nei modi dovuti con completezza e obbiettività non puo che muoversi ad una profonda indignazione.

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)