google6a3fa170c1192d09.html 100cosecosi 100cosecosi: Timothy Horn: 'bitter suite' la scultura di zucchero

giovedì 1 ottobre 2009

Timothy Horn: 'bitter suite' la scultura di zucchero

Le ha scolpite con lo zucchero caramellato,il senso lo capisco ma come sempre davanti a queste opere mi chiedo se veramente non c'erano altri linguaggi per dire la stessa cosa con un po meno fatica,ad esempio adoperando l'icona di Lady Diana che con la sua precoce dipartita ha affranto l'inconsciente colletivo di metà delle donne del pianeta (...) 
Prendere in giro il desiderio smodato di un certo pubblico d'interpretare la monarchia con il suo potere semidivino attraverso una enfatica estatica ammirazione mi sembra tutto sommato banale e sopratutto proprio questo pubblico stà raffinatezza,questa ironia non la capirà mai!
Prendersela con quei pochi frammenti  di monarchia che soppravivono alla decadenza tra agi mielosi e noie mortali altrettanto, tanto piu che nel mondo parecchia gente soffre,muore,vittima di uno sfruttamento che và ben oltre la barbarie,queste opere sono concepite per l'estetica "meravigliata"  e un po snob delle classi responsabili di questo eccidio!



australian-born artist timothy horn now lives in santa fe, new mexico where he makes his sculptures.
while horn has a diverse range of work, his latest exhibition ‘bitter suite’ at san fransisco’s de young
museum showcased his most recent material. the show featured three large scale work which showcased,
horn’s fondness for transforming historical objects in new scales and materials. the pieces on show were
inspired by piece in the collection of the fine arts museums of san francisco and by the rags-to-riches story
of art collector and sugar industrialist alma spreckels. ‘mother-load’ and ‘diadem’ two of pieces are both
made from crystallized rock sugar, paying tribute to spreckels. ‘mother-load’ is a child’s size horse carriage
covered in the sweet stuff, while ‘diadem’ is a sugary chandelier.


 

 

 

 

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)