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giovedì 18 giugno 2009

Paolo Labbadini,lo sguardo dell'architetto...


"Lo sguardo dell'architetto sulla metropoli,essendo Paolo di Milano inevitabile la cappa oppressiva coloristica,grigia,nera o i toni dei grigi colorati tipica di questa metropoli e presente in tutti quelli che non sanno o non vogliono o non possono sfuggirla...
La sua è una ricerca intorno alle linee di forza,le linee dinamiche che compongono i punti di fuga delle prospettive della città,linee lungo cui corrono parole monche e silenzi inespressi,talvolta in opposizione alla sua cultura accademica prende forma l'idea di energia,di luce, colore e spazio con dinamiche spaziali alla Crippa (uno degli spazialisti).

Creativo,inventivo quando fonde il proprio sentire,il proprio intimo vissuto con la figura umana interpretata,decriptata come un susseguirsi di linee verticali e orizontali (Mondrian),quasi una ragnatela,la stessa che fà correre nella sua città...L'idea astratta,il concetto relazionale rappresentato dalle interelazioni che si fanno trappola,ragnatela a unire i materiali meno inusuali dell'Arte Povera è un riflesso di una traccia che in se ha qualcosa di angosciante,forse una citazione di "cio che resta" dopo la consumerizazione dell'oggetto ridotto a ombra di se stesso,privato della sua memoria e della sua identità,oppure l'artista attraverso la tecnica del filo che unisce,attraversa,lega vuole suggerirci la necessità urgente di una diversa rivisitazione del nostro passato piu prossimo per estrarne consapevolezze: l'umanizazione delle cose e dei materiali giudicandoli indivisibili dal percorso umano.Un atto riparatorio,una idea d'insieme praticata attraverso l'uso della geometria e della prospettiva com'era intesa agli albori del Rinascimento italiano,tutto in piazza,spazio aperto e trasparente,casa di vetro leggibile,in parole povere la democrazia. 
Ancora in alcune sue opere scopriamo l'esplodere materico del caos in una violenza ancora contenuta e comunque parente del sentire del recente scomparso Emilio Vedova,da supporre che le tre tendenze,pulsioni che animano la sua opera,il personale,il dato biografico,l'aspetto,il sentire dell'Architetto e la violenza,il caos rigeneratore dell'Informale gestuale "dell'Action Peinting" cercano una strada per fondersi in un linguaggio assolutamente personale.
Intuitivamente masse plastiche di colore compenetrate da linee di forza solidissime da cui pendono lembi strappati di colore agitato dal vento dell'angoscia,della solitudine esistenziale della metropoli.
Un elogio della ragione,della razionalità,della giusta misura dello spazio umano e del suo divenire lungo principi etici antichi,pagani"



                                                                                                                Michel Abbatangelo














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