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martedì 26 maggio 2009

Antiche carriere di nuovo alla moda,il copista falsario per borghesi nostalgici

Falsi i quadri, ma falsa soprattutto la cornice che con il suo splendore dava credibilità a tutto ciò che le stava intorno. La fantastica truffa, quella che ogni professionista del settore sogna, aveva raggiunto vette imbattibili: una mostra dedicata ai falsi spacciati per veri, davanti ai quali anche i critici più critici si erano inchinati osannando la scoperta di capolavori fino ad allora sconosciuti. Dice Vittorio Sgarbi: «L'ho visitata, sì: e non ho avvertito alcunché di falso».

Cinquemila opere contraffatte, riconducibili al movimento 'futurista' sono state sequestrate dalla Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Venezia, che ha denunciato tre persone. Gli indagati sono un noto esperto d'arte lombardo, un collezionista e un pittore alessandrino (sorpreso dai finanzieri mentre stava dipingendo copie d'autore). L'operazione si è svolta tra Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. Le indagini sono iniziate quando sono state notate in circolazione sul mercato numerose opere dell'artista piacentino Osvaldo Barbieri Terribile, in arte 'Bot', considerato dagli esperti un eminente rappresentante della corrente futurista. Nel corso dell'operazione i militari delle Fiamme gialle hanno sequestrato un macchinario utilizzato per riprodurre integralmente opere di notissimi futuristi, per le quali sarebbe bastato cambiare pochi dettagli e la firma dell'autore. I dettagli dell'operazione dal Colonnello Pierluigi Pisano del nucleo tributario guardia di finanza di Venezia.

"La gang dei falsari - come ha ricostruito la Finanza - comprava da antiquari blocchi di carta da disegno in bianco, li imprimeva con opere di altri futuristi (da Balla a Depero), ma anche dalla Bauhaus e altri movimenti, apponendo la firma del "Terribile". La mostra di Piacenza fu a suo tempo osannata, oggetto di interrogazioni tese alla sua valorizzazione e nuovi studi. Gli esperti della Guardia di Finanza veneziana hanno paragonato la disinvoltura del trio «bottiano» alla scaltrezza di Totò e Peppino De Filippo ne «La banda dei falsari». In Italia anche falsificare è un'arte..."

Un dato statistico dice che l'industria del falso d'arte nel mondo non è cinese ma italiano,proprio da questa constatazione il mercato "ufficiale" dell'arte ha inventato la soluzione del multiplo cosi si acontentano un po tutti e gli affari non gli sgusciano dalle mani .Il paese ha una qualità,una capacità artigianale,artistica tra le piu elevate del mondo,genio e inventiva,come dunque occuparsi nella "triste provincia" in tempi di crisi se non alimentando di opere,copie e falsi la sete feticista,onnivora di una classe medio-borghese con la patologia del collezionismo retro? Una nicchia affollata e per lo piu nel nord Italia con una sua capitale:Torino e non si sà se viene prima Monaco (Montecarlo) o l'ex capitale Savoia.I galleristi e gli antiquari cercano di fare buon viso a cattivo gioco con grande malagrazia e approssimazione visti i colpi durissimi subiti nell'ultimo decennio solo perchè la Guardia di Finanza ficca il naso dove non dovrebbe!
In crisi l'arruolamento nelle accademie d'arte dei giovani talenti attirati dal vitello d'oro della copia perfetta...e un settore che scopre con terrore che il tunel non ha sbocchi,uscite.
Intanto da decenni si restringono gli sbocchi espositivi e gli spazi d'arte grazie ad una politica miope se non imbecille...per cui molti giovani talenti si dicono perchè no,in fondo il dibattito,la polemica intorno all'originale ed alla copia non è ancora conclusa..."mor tua vita mea" insomma,e dagli dentro,si sceglie un protagonista,lo si copia su supporti d'epoca e lo si propone a qualche antiquario,a qualche gallerista,facile facile tantopiu che gli artisti fiutano a naso in certe mostre la copia,di li poi a contattare il mercante e proporgli un nuovo protagonista è un gioco da ragazzi.I rischi?
Nessuno,basta non firmare le copie,ci penserà poi un altro lautamente renumerato e in quanto all'esegesi,al catalogo ed al percorso espositivo di "negri" sul mercato se ne trovano sempre.

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