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"...in questa performance il pubblico deve passare in mezzo ad una coppia nuda e per farlo è costretto a farsi violenza,infrangere il tabu della distanza,del contatto, ad esempio,sentirsi in dovere di scusarsi etc,violenza alle proprie inibizioni ;quando le performance servivano a qualcosa..."


di Chiara Peretti

Il 1 Novembre 2007 al cinema Lumière all'interno della manifestazione Gender Bender, Renato Barilli e Pier Luigi Tazzi, entrambi critici d'arte, dialogano in una tavola rotonda con Walter della Rovere, curatore della sezione video, e con Daniele Del Pozzo, direttore del festival stesso, affrontando il tema del confine incerto che separa l'arte dallo scandalo.
Renato Barilli ha introdotto il tema gettando le basi per l'inizio della discussione. Si inizia parlando di come la psicanalisi freudiana abbia analizzato il rapporto uomo-mondo ricorrendo alla libido come motore delle azioni umane e di come poi Marcuse abbia individuato i meccanismi di repressione sociale alla base della censura . Freud afferma che in ogni momento, per esigenze della vita pratica, noi respingiamo in un deposito di memoria profonda le esperienze che al momento non ci servono. I grandi narratori o artisti di oggi, quindi, altro non fanno che andare a riprendere quel deposito profondo riportando alla luce le pulsioni inconsce.
Secondo Freud tutte le scelte della psiche sono dettate dal principio del piacere: l'uomo desidera la sua felicità, l'appagamento dei suoi desideri, ma tale desiderio si scontra con la realtà, ovvero con le costrizioni morali e le tradizioni. Ecco allora che al principio del piacere subentra il principio di realtà: esso cerca la soddisfazione del desiderio in relazione a ciò che la realtà può offrire secondo comportamenti accettati. Mentre il principio di piacere cerca la soddisfazione immediata del desiderio, in modo completamente irrazionale, il principio di realtà persegue l'appagamento del desiderio ponendosi obiettivi estesi nel tempo e sublimando l'impossibile appagamento immediato in rappresentazioni sostitutive.
Nell'excursus storico Barilli sposta l'attenzione su Herbert Marcuse il quale sostiene che la base socio-economica di una società cambia anche la funzione sociale della sua struttura libidica. Marcuse, attraverso lo studio di Freud, si rende conto che il progresso esercita sull'uomo una forma di controllo che gli impedisce di essere libero. Questa visione si basava sull'ipotesi che i motivi che in passato hanno reso accettabile il dominio dell'uomo sull'uomo cioè la penuria, la necessità del lavoro, la fatica venissero ormai mantenuti con lo scopo di preservare il sistema di dominio in uno stato di repressione.
Barilli parla di una repressione addizionale che secondo Marcuse è prodotta dalla struttura familiare patriarcale e monogamica, dalla canalizzazione della sessualità in direzione della genitalità e soprattutto della divisione gerarchica del lavoro e nell'amministrazione collettiva dell'esistenza privata che si esplica con la censura. In questa situazione la società tende a essere totalitaria, ossia a rendere impossibile ogni opposizione. A sostegno di ciò Barilli sottolinea che nella nostra civiltà esiste un "surplus di repressione", non più necessaria per la convivenza. L'arte, che esprime da sempre il desiderio di libertà e di creatività non alienata, è forse il più visibile ritorno del represso, non soltanto sul piano individuale, ma anche su quello storico e della specie e gli artisti di avanguardia rompendo le regole imposte dalla morale comune ridisegnano nuovi equilibri con il loro operato.
Tazzi pone il problema da un'altra angolazione infatti egli segna il discrimine tra presentare e rappresentare come confine tra pornografia e arte e ricorda episodi di censura nella storia dell'arte da Duchamp in poi. Il corpo è sempre stato al centro dell'interesse artistico, ma il fine e la modalità cambiano attraverso le epoche. Si parte da una carrellata di opere il cui scopo era prettamente la fruizione privata e per questo assimilabili come fine alla pornografia come l'Origine du monde di Gustav Courbet , che rappresenta le parti genitali femminili poste in primo piano, il cui scopo era deliziare l'eccentrico committente passando dagli autoritratti di Egon Schile in cui si rappresentava in atti di autoerotismo
A partire dagli anni '60 il nudo e la sua presentazione, secondo Tazzi, ha un intento artistico quindi mai pornografico. Il corpo dapprima visto come tabù sociale, diventa simbolo di liberazione erotica, culturale, sessuale, poi dagli anni '70,c'è una riappropriazione di tutti i mezzi di comunicazione così il corpo diventa anch'esso uno strumento di cui riappropriarsi.

Le posizioni dei due critici sono simili e la discussione prosegue con una riflessione sulla censura ponendo il problema della morale comune; si ricordano opere e artisti che hanno partecipato alla Settimana internazionale della performance svoltasi nel 1977 a Bologna e curata da Barilli stesso concludendo, infine, che il messaggio giustifica il modo e il mezzo.