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venerdì 14 gennaio 2011

Tunisia, Ben Ali abbandona il paese: potere a un direttorio guidato dal premier Prima della fuga il presidente ha destituito il governo e indetto elezioni. Arrestati i familiari, assaltate ville della moglie

"  Una immensa vittoria di popolo in Tunisia,segno che c'è ancora un limite che non si puo vallicare nello sfruttamento dei popoli,ricomincia la lotta di liberazione,il bacino del mediterraneo non sarà più lo stesso,vi allego un articolo esaustivo che fornisce lo spuunto per un gran numero di riflessioni sull'argomento e un link al post scritto da me ieri notte alle prime notizie giunte dalla Tunisia. "
La rivolta del pane
Fonte:ROMA (14 gennaio) - Dopo le urla di vittoria dei manifestanti, ieri sera, oggi la Tunisia è di nuovo precipitata nel caos. Sul finire di una giornata di nuove manifestazioni e scontri, dopo che Ben Ali aveva annunciato lo scioglimento del governo e nuove elezioni, con tanto di proclamazione dello stato d'emergenza, il presidente ha deciso di abbandonare il paese, lasciando le redini della Tunisia a un direttorio. Alcuni familiari del presidente sono stati arrestati. L'esercito presidia l'aeroporto di Tunisi, chiuso lo spazio aereo.

Un direttorio di sei membri guiderà la Tunisia. Il primo ministro Mohammed Ghannouci, 69 anni, fedelissimo di Ben Ali, ha annunciato che il potere è stato affidato ad un comitato di sei persone e che egli stesso ha assunto anche le funzioni di presidente. Nel team è prevista anche la presenza dell'attuale ministro della Difesa, Ridah Grira. «Chiedo a tutti i tunisini di tutti i partiti - ha detto il premier in tv - di calarsi nello spirito nazionale e di aiutare tutti il paese a uscire da questa fase critica». Ghannouci ha assunto le funzioni presidenziali «fino alle prossime elezioni anticipate», così come previsto dall'art. 56 della Costituzione.

Il presidente Ben Ali ha lasciato il paese alle 17. Incerta la destinazione. Secondo alcune fonti ha lasciato Tunisi, con il suo entourage, su due Falcon dell'aeronautica militare francese diretto a Parigi. E stasera un aereo dalla Tunisia è atterrato a Le Bourget, alle porte di Parigi, con a bordo una figlia e una nipote di Ben Ali. Un secondo aereo in arrivo vuoto è stato invitato a non atterrare su suolo francese, mentre un terzo sarebbe in rotta verso Parigi. Ieri era scoppiata la polemica perché uno dei suoi generi era fuggito in Canada con la moglie ed i figli.

Ben Ali, prima della fuga, aveva annunciato la destituzione del governo ed elezioni anticipate, da tenersi fra sei mesi. Ghannouchi aveva detto di essere stato incaricato di formare il nuovo governo. Il capo del Partito democratico progressista (Pdp), all'opposizione, Mohammed Nejib Chebbi, aveva chiesto un governo di unità nazionale. «Non c'è alternativa - ha detto Chebbi - nonostante Ben Ali abbia voluto mostrare di voler venire incontro alla gente. Ma la gente non ha più fiducia in lui. Per questo serve un governo di unità nazionale, per evitare un bagno di sangue. E se non basterà c'èil rischio di una situazione di tipo birmano. Il Paese è come un ambiente saturo di gas. Basta un fiammifero per farla esplodere». Questa mattina, l'ipotesi di un governo di unità nazionale era stata definita «del tutto fattibile e anche normale» dal ministro degli esteri Kamel Morjane.

Lo stato d'emergenza prevede il coprifuoco dalle 17 alle 7 del mattino e il divieto di assembramenti di più di tre persone. «Verranno usate le armi» se gli ordini delle forze di sicurezza non saranno ascoltati.

In meno di 24 ore si è passati così dalla manifestazione che acclamava Ben Ali, a quelle delle migliaia di persone che gli chiedevano di andare via, fino alla dichiarazione dello stato d'emergenza e alla fuga del presidente. Meno di una giornata, scandita da notizie di scontri e di morti, nella notte nelle periferie e anche in pieno giorno, nel pieno centro di Tunisi: 13 quelle che contavano fonti ospedaliere nella notte solo a Tunisi, 2 a Kairouan. Altre manifestazioni si svolgevano anche a Kasserine, Gafsa e Sidi Bouzid, dove tutto era cominciato.

A far precipitare la situazione in Avenue Bourghiba, dove la gente si era raccolta di fronte al ministero dell'Interno, l'arrivo nel pomeriggio - dopo i primi cortei di ragazzi delle periferie - di un furgoncino bianco. Sul tettuccio, un ragazzo teneva un mazzo di fiori: era il carro funebre per Helmi, studente, 24 anni, quartiere di Bab Kadra, ucciso da un tiratore scelto negli scontri di ieri. È stata la scintilla che ha fatto scoppiare il caos: la salma è stata portata fuori, la folla ha urlato, gli agenti hanno reagito.

I manifestanti hanno urlato di tutto contro Ben Ali, e soprattutto sua moglie Leila e la famiglia di lei. A lui hanno detto di andarsene, ai Trabelsi (il clan della first lady) hanno dato dei ladri. Sembra anche che il cognato del presidente e sindaco di La Goulette, Imed Trabelsi, sia stato pugnalato a Le Kram e portato in ospedale. La sorte della ricchissima e odiata famiglia Trabelsi è incerta. Nel pomeriggio centinaia di giovanissimi hanno preso d'assalto le ville della famiglia a Gammarth, sobborgo benestante nel nord di Tunisi, saccheggiandole e incendiandole. Armati di una lista di nomi, ragazzi fra i 16 e 17 anni hanno fatto il giro delle ville, attaccando sistematicamente quelle appartenenti alla famiglia Trabelsi e lasciando perdere le altre, comprese le più lussuose. «È stato un saccheggio organizzato. Gli insorti fanno uscire gli abitanti dalle case, tirano fuori le Mercedese dai garage, saccheggiano e poi danno fuoco», ha detto a Le Monde un giornalista tunisino che ha chiesto di rimanere anonimo. «Due camionette della polizia cariche di agenti sono passate, senza intervenire. Non ho mai visto scene del genere». La moglie di Ben Ali e i suoi familiari, specie i suoi nipoti, sono odiati dai tunisini in quanto simbolo dell'accaparramento delle ricchezze del Paese e della corruzione.

«Abbiamo vinto», gridava la gente ieri sera in piazza a Tunisi, sfidando un coprifuoco che nessun agente si sognava ormai di applicare. Il colpo di scena nella tarda serata, quando il presidente Ben Ali è apparso in televisione per comunicare di aver chiesto alle forze di sicurezza di non usare più le armi da fuoco contro i manifestanti, e di aver ordinato «la riduzione del prezzo del pane, del latte e dello zucchero». Ben Ali aveva anche annunciato di non ricandidarsi nelle elezioni del 2014, promettendo la libertà di stampa e la fine della censura sui siti internet. Parole che hanno scatenato la festa: migliaia di persone sono scese nella blindatissima Avenue Burghiba, sventolando le bandiere nazionali e addirittura, qualcuno, inneggiando al presidente.

Supporto per i manifestanti che da giorni protestano contro il governo in Tunisia è stato espresso da al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), che con un nuovo video diffuso sul web ha invitato la popolazione a rovesciare il regime del presidente Zine El Abidine Ben Ali. Nel video di 13 minuti Abu Musab Abdul Wadud, leader di Aqmi, chiede ai manifestanti: «Mandate i vostri figli da noi per ricevere formazione all'uso delle armi e fare esperienza militare». Abul Wadud ha poi chiesto ai tunisini di mobilitarsi in tutto il paese per far cadere «il regime corrotto, criminale e tirannico» di Ben Ali, portando all'affermazione nel paese della shaaria, la legge islamica.

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