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domenica 19 settembre 2010

Animalismo e animalisti:L’antispecista impossibile e l’antispecismo possibile

Macelleria di "Onnivori" (cannibalismo durante la grande fame in Russia 1915)

Carnivoro
 Un saggio di Filippo Schillaci sulla fenomenologia della militanza animalista. Si tratta di un testo importante che non dovrebbe passare inosservato per gli argomenti sollevati, argomenti che si inscrivono in una salda concezione materialista. Nondimeno alcuni punti meriterebbero di essere approfonditi. Eventuali contributi critici, positivi o negativi, saranno accettati volentieri.
a.s.

" I mostri esistono ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi; sono più pericolosi gli uomini comuni (…) pronti a credere e ad obbedire senza discutere"
                      Primo Levi

Introduzione
Alcuni anni fa l’associazione Oltre la Specie organizzò una serie di incontri che avrebbero dovuto sfociare in un manifesto antispecista e, da lì, nella fondazione di un movimento che in esso si riconoscesse. Tutto finì in un nulla di fatto. A quel tempo io, sulla base di analoghe esperienze passate, decisi di non partecipare e, quando gli incontri finirono nel nulla, continuai il mio impegno all’interno del Movimento per la Decrescita. Qui esporrò il percorso che mi ha portato a questa scelta e spiegherò perché credo che chi si riconosce nell’antispecismo oggi debba aderire a un tale movimento. Quanto segue è un invito esplicito a operare questa scelta e come tale chiedo che sia letto.
Anticiperò intanto che il contenuto di questo testo consiste nel tentare di dimostrare che la fondazione di un efficace movimento antispecista è impossibile e che l’obiettivo del superamento del modello culturale specista è possibile solo agganciando questo obiettivo ad altre istanze di  liberazione che, anche se in maniera ancora inespressa, lo presuppongono. Dirò poi perché la decrescita rappresenta oggi secondo me l’unica strada percorribile per attuare questo obiettivo,continua a leggere.....

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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)