Lo ha detto Nietzsche,io aggiungo che lo fece apposta cosi da poter additare la perversione e perseguire,reprimere quel poco che restava all'umanità in termini di accesso alla felicità,all'Eros,il loro sfacciato obbiettivo è l'emulazione del sacrificio compiuto dalla divinità,elevare il dolorismo e il sacrificio a virtù,annientare nell'umanità la gioia,lo spettacolo destabilizza la loro patologia,un certo malinteso sentimento della purezza e dell'innocenza,lo stesso "sentimento" che li conduce ad una immatura insana pratica della sessualita con i minori,in parole povere la pedofilia!
Intervistato dal sito Pontifex, l’arcivescovo emerito di Belluno, mons. Alfeo Giovanni Ducoli, si esprime sull’omosessualità e la violenza sulle donne. Per combattere “le insidie della modernità”, bisogna valorizzare “la famiglia naturale”, “fondata solo sul matrimonio tra un uomo e una donna”: “ogni altra forma é una volgare impostura”. Secondo l’ex vescovo, “lo stato mai e poi mai deve riconoscere” le coppie gay, “forme contro natura, patologiche e morbose, in quanto la sessualità é volta alla procreazione e non al godimento, cosa che lasciamo volentieri agli animali”. Anche le convivenze etero sono situazioni “di peccato grave, come del resto lo sono i rapporti sessuali consumati prima del matrimonio”.
L’omosessualità, afferma il prelato, “in se stessa, come patologia, non è un peccato se repressa e contenuta nei limiti delle giusta misura. In poche parole se l’ omosessuale che non ha colpa di questa sua inclinazione disordinata e contro legge etica, si contiene e non dà scandalo, non lo possiamo considerare peccatore”. Avere rapporti omosessuali è invece, avverte mons. Ducoli, “un peccato gravissimo, contro Dio e la natura umana”: “solo un sincero pentimento può redimere chi pratica la omosessualità. Certo bisogna avere e chiedere per loro misericordia e non operare discriminazioni, ma non per questo, é lecita”.
Sui pestaggi contro i gay, l’ex vescovo afferma che “chi commette atti vili come quelli é un delinquente e va castigato con severità, perché il ricorso alla violenza non é mai giustificabile, però” prosegue “va detto che alcune volte i gay provocano, con le loro condotte esibizionistiche, con azioni impudiche in pubblico, con atti osceni, eccitano la fantasia perversa di gente debole e qualche volta si comportano rumorosamente con troppa esuberanza per la via pubblica e questo effettivamente può determinare in alcuni sensazioni di ripulsa e di risentimento e spingerli all’ aggressione”. Quindi “la violenza non é legittima, ma esiste in casi come questi l’ attenuante della provocazione”. Opinione simile per la violenza sulle donne, che Ducoli definisce “una cosa barbara”, anche se “con la stessa sincerità va detto che alcune donne oggi vestono in modo indecente e scollacciato, mostrando in pubblico le loro forme sensuali”. “Questo può eccitare menti deboli o poco ordinate e spingerle ad atti di violenza”, sostiene il monsignore “dunque se anche loro aiutassero con modi di vestire più castigati sarebbe bene. Alcune loro esibizioni in pubblico possono causare atti violenti ed istigare ed anche la loro attitudine é un attenuante, vi é provocazione, istigazione all’ atto violento. Gay e certe donne non sono stinchi di santo”.
L’omosessualità, afferma il prelato, “in se stessa, come patologia, non è un peccato se repressa e contenuta nei limiti delle giusta misura. In poche parole se l’ omosessuale che non ha colpa di questa sua inclinazione disordinata e contro legge etica, si contiene e non dà scandalo, non lo possiamo considerare peccatore”. Avere rapporti omosessuali è invece, avverte mons. Ducoli, “un peccato gravissimo, contro Dio e la natura umana”: “solo un sincero pentimento può redimere chi pratica la omosessualità. Certo bisogna avere e chiedere per loro misericordia e non operare discriminazioni, ma non per questo, é lecita”.
Sui pestaggi contro i gay, l’ex vescovo afferma che “chi commette atti vili come quelli é un delinquente e va castigato con severità, perché il ricorso alla violenza non é mai giustificabile, però” prosegue “va detto che alcune volte i gay provocano, con le loro condotte esibizionistiche, con azioni impudiche in pubblico, con atti osceni, eccitano la fantasia perversa di gente debole e qualche volta si comportano rumorosamente con troppa esuberanza per la via pubblica e questo effettivamente può determinare in alcuni sensazioni di ripulsa e di risentimento e spingerli all’ aggressione”. Quindi “la violenza non é legittima, ma esiste in casi come questi l’ attenuante della provocazione”. Opinione simile per la violenza sulle donne, che Ducoli definisce “una cosa barbara”, anche se “con la stessa sincerità va detto che alcune donne oggi vestono in modo indecente e scollacciato, mostrando in pubblico le loro forme sensuali”. “Questo può eccitare menti deboli o poco ordinate e spingerle ad atti di violenza”, sostiene il monsignore “dunque se anche loro aiutassero con modi di vestire più castigati sarebbe bene. Alcune loro esibizioni in pubblico possono causare atti violenti ed istigare ed anche la loro attitudine é un attenuante, vi é provocazione, istigazione all’ atto violento. Gay e certe donne non sono stinchi di santo”.
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)