«Sono stato colpito da una fatwa incomprensibile. Che cosa c'è di peggio di non poter incontrare i propri militanti, il popolo? Non so da dove sia arrivato, forse c'è qualcuno a cui non sono simpatico nei piani alti della Lega».
A questo punto uno con le palle butta li qualche nome,invece...
Così Roberto Maroni, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, definisce la censura in salsa staliniana subita da Umberto Bossi che ha ingiunto alla Lega di non organizzare più comizi in cui lo stesso Maroni potesse parlare da solo ai militanti. Bossi in seguito ha ritirato la disposizione, grazie soprattutto, sostiene l'ex ministro, alla reazione rabbiosa del "popolo" leghista.
Sono parecchie le dichiarazioni "astratte" quasi surreali ammantate di ignavia e di candore di Maroni: " Non so perché, nessuno me l’ha spiegato, sono stupefatto, mi viene da vomitare "
Chi sarà mai ad avercela con lui e via con il refrain in tutte le salse come quella sopra,sembra quasi di vedere il capo della Spectre il cui viso è per gran parte del film di 007 celato al pubblico (...) ...quel nome pare che al solo pronunciarlo gli tremano le palle ammesso che le abbia (...)
Certamente ce le ha chi ha passato al SecoloXIX il dossier fondi neri all'estero della famiglia Bossi (...)
Qui sotto avete la cronaca dettagliata del linciaggio che và tanto di moda nel Carroccio tra un epoca e l'altra....Maroni ne ha fissati i contorni terrificanti nella memoria e pur non essendo una mammoletta (ce ne vuole di pelo sullo stomaco per stipulare accordi con un dittatore del calibro di Gheddaffi,accordi che ci hanno esposto a severe critiche da parte dell'ONU e concretizato lo spettro dei crimini contro l'umanità (...)
La qualcosa basta e avanza a ridurlo a miti attitudini ed ad uno spirito estremamente conciliante.
Pur essendo vero che stavolta rispetto al passato il contendente tra i due eterni duellanti ha dalla sua una bella fetta della base del partito.
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Sputi e botte, dagli al dissidente
Si sfoga su Flavio Caselli, salvato dai carabinieri, la rabbia dei lumbard
(Dall'archivio del Corriere della Sera.it)
Alla Camera i leghisti federalisti "Ma non chiamateci 
maroniani" Si sfoga su Flavio Caselli, salvato dai carabinieri, la 
rabbia dei lumbard .
MILANO . Quando vedono che il Bobo Maroni sta bevendo 
il caffe'  nel bar dei giornalisti si sporgono dalla tribuna e gli danno
 dello scimbiott, che in milanese sta per "brutto come uno scimmiotto". E
 accennano il coretto dell' intolleranza "fuori, fuori" mentre lui, 
fingendo di sorridere, va a nascondersi dietro un tendone, e i 
carabinieri gli camminano accanto come ai tempi belli, quando faceva il 
ministro dell' Interno, ma ormai gli sembra che sia passato un secolo: 
"Con l' aria che tira, qui non mi faranno neppure parlare" quasi 
sospira. Ogni cosa e' carica di un' incertezza pesante, "ma il Bossi 
quando viene?" sbotta Oreste il farmacista. In un angolo c' e' il 
Patelli, quello dei soldi, quello che prese duecento milioni. Al 
congresso di Assago disse: "Scusate, sono un cretino". E le sue lacrime 
rinfrescarono la Lega, la concimarono. Invece stavolta non riesce a 
piangere: "E oggi il giorno triste della Lega, questo congresso e' cosi'
 desolante". Eppure Patelli non ha piu' avuto pace, gli italiani non gli
 hanno mai creduto, e neppure i leghisti: "Magari me lo avessero detto 
apertamente che non mi credevano, "caro Patelli tu sei un ladro", e 
invece no, sento che i leghisti lo pensano, ne parlano tra loro. E anche
 Bossi, quando al processo Cusani si mise a dire che io non lo fissavo 
negli occhi, che abbassavo lo sguardo...". Anche Bobo Maroni evita di 
gettare gli occhi su quelle facce familiari che conosce una per una, e 
che sono diventate brutti ceffi di nemici, l' Alberto, il Mario, persino
 l' Ursula con la pelliccia marrone sopra i scarp de tennis. Un signore 
anziano, piccolo e rotondo, gli va dietro urlandogli contro: cont i mee 
vo' t t' e'  ciappa' i miliard, "con i miei voti ti sei fatto i 
miliardi". Sono ormai le quattro del pomeriggio, ed e' da circa sette 
ore che l' intolleranza grava sui leghisti, soffia a grandi folate 
tiepide: "Traditore, venduto, scimbiott". E mentre l' intolleranza 
diventa livore, nel suo angolo Patelli ci racconta la storia del suo 
amore lungo e sventurato per la Lega e per Bossi, era un idraulico e 
divenne un politico di professione, amministratore della Lega, "Lo so, 
dicono che mi sono preso quei duecento milioni perche' avevo una donna, 
mi attribuiscono diciottenni assetate di danaro..., mah! Nella Lega 
abbiamo perduto troppe occasioni, anche da un punto vista umano, non e' 
giusto sprecare cosi' tanta passione..." e allarga il braccio a indicare
 quella gente disperata come lui. La noia cosi' innaturale per un inizio
 di congresso, il pesante rancore politico, l' assenza di Umberto Bossi,
 la coscienza di essere in pochi e l' impossibilita' di fingersi in 
tanti in mezzo a un deserto di sedili vuoti sotto il brutto tendone del 
Palatrussardi... Non basta che Luigi Rossi racconti al microfono di aver
 "cercato per tutta la vita l' uomo, come Diogene", e di averlo "alla 
fine trovato: e' Umberto Bossi". Lo chiama "profeta", "grande 
timoniere", e il Bossi, che non c' e' , e' piu' presente dei presenti, 
"Bossi, Bossi" scandiscono, facendo massa al centro per sentirsi piu' 
vicini, per sembrare di piu' , per godersi il calore umano. Formentini 
spiega addirittura che "questo non e' un funerale ma un battesimo". Ma 
gridare "Bossi, Bossi" diventa presto una frustrazione che alimenta 
quella furia cupa che li ha radunati qui. Ne' si placano ritmando 
"traditori". L' onorevole Corrado Metri comincia: "Ho sentito che 
qualcuno di quelli che ci hanno abbandonato ora vorrebbe rientrare nella
 Lega". E la sala esplode: "No. Mai. Traditori". E tutti si alzano, 
agitando le braccia come tanti tergicristalli: "No, mai". La piccola 
folla del congresso si fa silenziosa, minacciosa, sembra immobile mentre
 gli interventi diventano litanie, neppure la pasionaria Rosy Mauro, 
sindacalista e consigliere comunale a Milano riesce a provocare emozioni
 che non siano dolorose e violente, e' da stamane che al microfono i 
monologhi si ripetono uguali e monocordi: tutti chiedono giustizia ma 
tutti vogliono vendetta. E percio' la rabbia repressa e la disperata 
intolleranza esplodono solo quando al microfono arriva Flavio Caselli, 
un oscuro dissidente che ci aveva appena detto: "Non sono d' accordo con
 Bossi, ma rimango nella Lega perche' questa e' la mia casa". Ma Caselli
 e' un corpo caldo da sbranare, un nemico in carne e ossa. E nel 
congresso dei fantasmi finalmente irrompe la vita, primitiva, orgasmica,
 avvelenata, "fuori, fuori" gli gridano al principio, ma Caselli chiede 
le dimissioni di Bossi, poi dice: "Non fate gli urlatori". E quelli, in 
crescendo: "buffone", "bastardo". Gli lanciano monetine: "lacche' di 
Berlusconi", "lecca...". Nera e arrossata come un carbone Rosy Mauro gli
 mostra le corna e gli vomita insulti. Ma Caselli continua a parlare e 
cerca pure, alzando la voce, di soppraffare il tumulto che ha scatenato,
 percio' quelli si avvicinano al palco, "prendetelo", "lo vogliamo", 
adesso sono decisi ad impadronirsi del pover' uomo che ai loro occhi e' 
 Berlusconi, e' Fini, e' Staglieno, e' Maroni, e' il tradimento, e'  l' 
infamita' , gli lanciano contro un vaso di fiori, che va a rompersi sul 
palco. Adesso Caselli indietreggia, agita i fogli in un gesto di stizza,
 si volta e fa per andarsene ma dalla presidenza una voce eccita gli 
animi al linciaggio, "e' un vigliacco, e' uno dei vigliacchi". La folla 
gli corre dietro, spuntano i primi carabinieri, in mezzo a quella gente 
avvelenata e colorata sembrano bestie scure, ma Caselli viene raggiunto,
 colpito, e persino gli sputano addosso. Ai carabinieri che lo portano 
via ripete: "E' la notte della ragione, e' la notte della ragione". La 
folla invece e'  eccitata e felice: "Ora dateci Maroni". E tutti corrono
 dai giornalisti, tutti devono dichiarare, finalmente placati, di nuovo 
felici. ROMA . La Lega federalista italiana, gia' presente come gruppo 
al Senato, depositera' alla presidenza della Camera una lista di oltre 
20 deputati per costituire un gruppo parlamentare anche a Montecitorio. 
Lo ha annunciato in una nota l' on. Romano Filippi, precisando che sulla
 composizione e i ruoli all' interno della Lega federalista italiana 
"bisogna specificare che se puo' essere colorito e giornalisticamente 
efficace qualificare il nostro gruppo come "maroniani" o peggio 
"negritos", cio' non corrisponde alla realta' ". "Il mio amico Luigi 
Negri . ha aggiunto . e' responsabile per la Lombardia del nuovo gruppo,
 cosi' come altri lo sono per altre regioni. Coordinatore nazionale e' 
il senatore Sergio Cappelli. Qualsiasi futura partecipazione a questo 
gruppo di politici appartenenti ad altri partiti sara' vagliata dall' 
ufficio politico cosi' composto: Ellero, Rosso, Gandini, Cappelli, Dell'
 Uomo, Filippi, Negri, Armani. Questo gruppo non e' il gruppo di Maroni,
 testa di ponte nel Polo delle liberta' . Questa non vuol essere una 
chiusura, ma esiste la precisa volonta' di fondare una costituente 
federalista con tutti coloro (Miglio, i federal liberisti democratici e 
gli altri) che si riconoscono nel progetto Polo delle liberta' ". 
Filippi ha poi detto che Maroni "e' a tutt' oggi iscritto alla Lega 
Nord" e che "i tentativi di mediazione di Tabladini e di altri indicano 
che non ha ancora esaurito il suo compito in Lega".


Non riesco a trovare un indirizzo mail di questo blog. Avrei bisogno di dirvi una cosa quindi vi lascio il mio e attendo gentile contatto. Grazie
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