Romeo: "La Lega non ce l’ha con chi è venuto qui per lavorare, bensì con quelli che sono venuti a fare i parassiti…"
Radioascoltatore: "Vengono qui per strombazzarsi le nostre donne, che li preferiscono a noi che siamo troppo freddi e nordici…"
Di chi staranno dibattendo? Di migranti marocchini, rom, albanesi, slavi? No. La risposta, in un estratto della trasmissione, qui:
La disperazione di una mamma: "Mio figlio, passato dalle Bestie di Satana alla Lega Nord"
Sbobinando la programmazione di Radio Padania andata in onda a ridosso di San Silvestro, più che gli auspici per un anno nuovo privo di campi nomadi e di kebaberie mi ha colpito una telefonata, piuttosto vivace, giunta in diretta durante la trasmissione condotta dall’eurodeputato Matteo Salvini.Ne posto l’audio, nonostante esso possa a tratti far sorridere (il ragazzo di cui nel titolo è in fondo un ventiduenne, come si suole dire, adulto e vaccinato), perché la disperazione di una madre per un figlio che d’improvviso si mette ad odiare "extracomunitari e comunisti" resta anch’essa, a suo modo, un segno dei tempi.
Radio Padania contro la Cucinotta: "Troppo scura, sbagliato farla madrina a Venezia"
Radio Padania Libera, lunedì pomeriggio. Spazio dedicato alla "cultura padana". Andrea Rognoni, direttore della rivista "Idee per l’Europa dei Popoli" (pubblicazione cult presso i movimenti della destra identitaria di tutta Europa) non riesce a trattenere lo sdegno, e al grido di "Venezia risorga, risorga Venezia" lancia strali contro quello che è uno stupro all’identità della "capitale morale della Padania".
Oggetto è il 66° Festival del Cinema di Venezia. Ma non è con i film in concorso che ce l’ha Rognoni:
Per quanto esistano maschi padani attratti dal loro contrario etnogenetico che in lei vedono una folgorante presenza di furore erotico, è evidente che la Cucinotta non rappresenta la bellezza padana, e nemmeno -nella sua totalità- quella italiana, quindi la Cucinotta non può rappresentare, a Venezia, la madrina archetipica di un certo tipo di bellezza. Un festival del cinema di Venezia può pure esistere, ma non in questa maniera, non con una madrina tutt’altro che veneta.
Come se a Sanremo dovessero esibirsi solo cantanti genovesi, o a Cannes dovessero essere proiettate solo pellicole francesi, o, ancora, come se al Festival della filosofia di Modena potessero tener convegno solo intellettuali modenesi (le strade di Modena notoriamente pullulano di liberi pensatori soliti sfidarsi a singolar tenzone a colpi di weltanschauung).
Vaglielo a spiegare che un festival non è una sagra.
Ma Rognoni è pure quello che il terremoto in Abruzzo è presagio dell’islamizzazione dell’Europa e che gli extraterrestri sono tra noi ma le superpotenze mondiali ce lo nascondono. Poteva dunque, anche a questo giro, risparmiare ai suoi ascoltatori una certa suggestione cospirazionista? Certo che no:
Penso che ci sia un certo tipo di mondialismo, una tendenza culturale dominante che tende ad imporre come modello la bellezza femminile mediterranea, nettamente mediterranea, di colorito scuro.
Sull’Alberto da Giussano, film (fanta)storico dedicato al mai esistito eroe padano che campeggia sui colori sociali della Lega (colossal da 30 milioni di dollari coprodotto dalla Rai per intercessa telefonata di Berlusconi), interpretato da un mediorientale, girato in Romania e recitato in inglese, nulla da ridire, però.
Daniele Sensi
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)