Popolo delle Libertà (56)
Abrignani Ignazio (FI): Avvocato, ex capo della segreteria di Claudio Scajola, è indagato a Milano per dissipazione postfallimentare
nelle indagini sulla bancarotta della Cit, l’agenzia di viaggi dello Stato di cui era commissario straordinario. La Cit
è stata acquista dall'imprenditore campano Gerardo Soglia (pure lui candidato per la Pdl, non si sa se anch’egli indagato oppure
no), indicato come uno degli imprenditori che dovrebbe far parte della fantomatica cordata Berlusconi per l’acquisto di
Alitalia.
Balletto Sandro (FI): Ex presidente della Provincia di Cagliari, è stato condannato in primo grado nel 2006, con rito
abbreviato, a 10 mesi di reclusione per danneggiamento aggravato e alcune contravvenzioni alle leggi di tutela ambientale, in
relazione al rifacimento della spiaggia di Cagliari, il “Poetto”. Il Tribunale gli ha inflitto anche una provvisionale
immediatamente esecutiva di 100 mila euro da versare al Demanio, 1 anno di interdizione dai pubblici uffici e la condanna al
ripristino ambientale.
Berlusconi Silvio (FI): 2 amnistie (falsa testimonianza P2 e falso in bilancio Macherio); 1 assoluzione dubitativa (corruzione
Gdf, falso bilancio Medusa); 1 assoluzione piena (corruzione giudici Sme-Ariosto); 2 assoluzioni per depenalizzazione del
reato da parte dello stesso imputato (falsi in bilancio All Iberian, Sme-Ariosto); 8 archiviazioni (6 per mafia e riciclaggio, 2 per
concorso in strage); 6 prescrizioni (finanziamento illecito a Craxi con All Iberian; falso in bilancio Macherio; falso in bilancio
e appropriazione indebita Fininvest; falso in bilancio Fininvest occulta; falso in bilancio Lentini; corruzione giudiziaria
Mondadori); 3 processi in corso: Telecinco (falso bilancio, frode fiscale, violazione antitrust spagnola), caso Mills (corruzione
giudiziaria), diritti Mediaset (appropriazione indebita, falso bilancio, frode fiscale), Saccà (corruzione); 1 indagine in corso
(istigazione alla corruzione di alcuni senatori).
Bergamini Deborah (FI): La sua posizione è al vaglio della Procura di Roma, cui i pm di Milano hanno trasmesso il fascicolo
relativo all’ipotesi di interruzione di pubblico servizio, in concorso con l’allora dg Rai Flavio Cattaneo, per aver ritardato le
notizie sui risultati elettorali delle regionali 2005, molto negativi per il governo Berlusconi.
Berruti Massimo Maria (FI): Condannato in via definitiva a 8 mesi per favoreggiamento, per aver depistato nell’estate del
1994 le indagini sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza dopo una visita a Berlusconi a Palazzo Chigi.
Brancher Aldo (FI): Condannato in primo grado e in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al Psi, si salva in
Cassazione grazie alla prescrizione (per il secondo reato) e alla depenalizzazione del reato (il primo) da parte del suo stesso
governo. Indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sulla scalata di Fiorani (Bpl) all’Antonveneta: la Procura trova un
conto alla Banca Popolare di Lodi intestato alla moglie di Brancher con un affidamento e una plusvalenza sicura di 300mila
euro in due anni.
Briguglio Carmelo (FI): Nel 1999 viene rinviato a giudizio per abuso d’ufficio e truffa alla Regione e all’Unione europea
nell’inchiesta della Procura di Palermo su presunti finanziamenti regionali e comunitari girati a tre società «amiche» per corsi
di formazione professionale. Il processo viene poi trasferito per competenza a Messina, dove i giudici annullano il precedente
decreto di rinvio a giudizio e ripartono praticamente da zero. Ma il tour non è finito, perché nel gennaio 2003 il gip messinese
dichiara prescritta una parte delle accuse, e dirotta quelle rimaste (truffa e falso) a Reggio Calabria, in quanto fra gli indagati
c’è anche un giudice di pace di Messina. E a Reggio Briguglio viene assolto nel 2006.
Camber Giulio (FI): Condannato nel 2007 dalla Corte d’appello di Trieste a 8 mesi di reclusione (con rito abbreviato e sconto
di un terzo della pena) per millantato credito nell’ambito del crac Kreditna Banka, l’istituto di credito della minoranza slovena
fallita nel 1997: nel novembre 1994 avrebbe ricevuto 100 milioni di lire dai vertici dell’istituto, garantendo loro un intervento
politico per salvarlo dalla bancarotta. Intervento poi mai compiuto. Infatti la banca fallì.
Cantoni Giampiero (FI): Ha patteggiato 2 anni di reclusione complessivi prima per corruzione (con risarcimento di 800
milioni di lire) e poi per concorso nella bancarotta fraudolenta del gruppo Mandelli.
Catone Giampiero (Dc Autonomie): arrestato a Roma nel 2001 per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata,
falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta pluriaggravata (due bancarotte da 25 miliardi di lire l’una e 12
miliardi di finanziamenti a fondo perduto ottenuti dal ministero dell’Industria – secondo l’accusa – con carte e perizie false), è
stato rinviato a giudizio. Così come all’Aquila, sempre per bancarotta fraudolenta (fallimento dell’Abatec, azienda di Chieti da
lui stesso amministrata, che avrebbe dovuto produrre macchinari ad alta tecnologia per la lavorazione dei pannolini, ma fu
dichiarata fallita dopo un aumento di capitale deliberato prim’ancora che fossero sottoscritte le quote sociali). La stessa Procura
dell’Aquila ha chiuso un’altra indagine a carico di 44 persone, fra cui Catone, su una presunta mega-truffa ai danni della
multinazionale Merker e di diverse banche, tra le quali Intesa. Qui Catone è indagato per estorsione, insieme al fratello Mario,
dipendente di Banca Intesa, per aver spillato 118mila euro ad alcuni dirigenti Merker, millantando interventi politici per
risolvere i guai finanziari del gruppo.
Ciarrapico Giuseppe (FI): 5 condanne definitive, una in primo grado e una serie impressionante di arresti e procedimenti
penali. Nel 1973 la Corte d’Appello di Roma conferma la sentenza del Tribunale di Cassino e lo condanna per truffa aggravata
e continuata ai danni di Inps, Inail e Inam per non aver registrato sui libri paga gli stipendi dei dipendenti. La Cassazione
conferma la truffa, ne dichiara prescritta una parte e incarica la Corte d’appello di rideterminare la pena per l’altra. Nel 1974
altra condanna: il pretore di Cassino gli infligge una multa di 623.500 lire per aver violato per quattro volte la legge che tutela
“il lavoro dei fanciulli e degli adolescenti”:sentenza confermata in Cassazione. Nel marzo ’93 viene arrestato a Roma per lo
CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO
Fonte “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez
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scandalo Safim Leasing- Italsanità (per vari miliardi di lire avuti dalla Safim Factor scontando titoli di credito inesistenti dopo
aver affittato suoi immobili a Italsanità): nel 1995 viene condannato con rito abbreviato a 1 anno per falso in bilancio e truffa,
pena poi confermata in appello e in Cassazione. Aprile ’93: Di Pietro lo fa di nuovo arrestare per una stecca di 250 milioni di
lire versata al segretario del Psdi Antonio Cariglia su richiesta di Andreotti. “Era vero, li diedi per arruolare Domenico
Modugno alle feste dei socialdemocratici”, dirà lui anni dopo. Passa un mese e torna dentro, stavolta per un presunto miliardo
alla Dc andreottiana nello scandalo delle Poste. A giugno, condanna in primo grado a 6 mesi per diffamazione: aveva affisso a
Fiuggi un manifesto in cui dava a un consigliere comunale del “mentitore diffamatore mestatore”. Nel 1997 la Procura di
Roma lo fa rinviare a giudizio per peculato, abuso e falso nella sua attività di re delle acque minerali: secondo il pm Maria
Cordova, mentre era custode giudiziario dell’Ente Fiuggi, Ciarrapico omise di versare 20 miliardi al Comune e si appropriò di
somme di denaro per spese pubblicitarie, interessi passivi e acquisto di beni capitalizzati, rinnovando il contratto di vendita
dell’acqua Fiuggi a una sua società che offriva prezzi inferiori rispetto a un’altra (danneggiando il Comune, che percepiva un
tot a bottiglia). Nel 1995 viene condannato con rito abbreviato per falso in bilancio delle Terme Bognanco. Ma questi processi
finiscono in nulla. Nel 1998, però, arriva la mazzata: condanna in Cassazione a 4 anni e 6 mesi per la bancarotta fraudolenta
del Banco Ambrosiano. La sua “Fideico”, nel 1982, aveva ottenuto dalla Banca di Roberto Calvi e della P2 un improvviso
aumento della linea di credito da 4 a 39 miliardi, restituendo solo le briciole. Nel 1999, il kappaò: la quinta condanna definitiva
a 3 anni per il crac da 70 miliardi della società che controllava la “Casina Valadier”, il palazzetto liberty romano trasformato in
ristorante. Ma il Ciarra, pur dovendo scontare 7 anni e mezzo, non finisce in carcere: grazie all’età e agli acciacchi, ottiene
l’affidamento ai servizi sociali. Intanto i processi avanzano, con qualche botta di fortuna. Nel ’99, condannato in appello per
emissione di assegni a vuoto, il nostro eroe è assolto in Cassazione perchè il reato è stato appena depenalizzato. Nel 2000 cade
in prescrizione la condanna in primo grado per violazione della legge sulle assunzioni obbligatorie di invalidi. Nel 2001,
condanna in primo grado a Perugia per abuso d’ufficio insieme al giudice fallimentare di Frosinone che nel ’93 regalò
l’amministrazione controllata alla sua capogruppo “Italfin 80” in crisi nera, evitandogli il crac: reato poi estinto per
prescrizione. Intanto lui s’è dato alle cliniche private. E anche in quel ramo riesce a dare lavoro alla Giustizia. Nel 2002 il
Tribunale di Roma lo condanna a 1 anno e 8 mesi per truffa e violazione della legge sulle trasfusioni: insieme ad alcuni
dirigenti della “Quisisana”, avrebbe imposto a una cinquantina di pazienti sottoposti a trasfusioni parcelle gonfiate per 3-400
mila lire l’una. E nel 2005 è rinviato a giudizio per ricettazione nella vecchia vicenda delle tangenti al ministero delle Poste.
Ma ci sono pure questioni recentissime, come quella che lo investe per la sua ultima vocazione: editore di giornali locali,
undici “cocoperative” tra la Ciociaria e il Molise, finanziati dallo Stato. Del novembre 2007, il Ciarra è indagato a Roma per
truffa ai danni di Palazzo Chigi: pare che tra il 2002 e il 2005 abbia incassato il doppio dei contributi dovuti, attestando
falsamente che le società “Editoriale Ciociaria Oggi” e “Nuova Editoriale Oggi” hanno una gestione separata. In attesa di
sapere come stanno le cose, il Gip gli ha sequestrato i 2,5 milioni che stavano arrivando dalla Presidenza del Consiglio. Intanto
il fisco italiano attende che il Ciarra versi 1,495 milioni di euro di tasse mai pagate. E non è questo l’unico suo debito: tallonato
dai piccoli azionisti dell’Ambrosiano, risulta residente per l’Anagrafe in una camera e servizi annessa a un capannone
industriale dove ha sede la tipografia di “Ciociaria Oggi”, a Villa Santa Lucia, vicino a Montecassino. Dove sovente bussa
l’ufficiale giudiziario. Invano.
Comincioli Romano (FI): Imputato per le false fatture e i bilanci truccati di Publitalia, insieme a Dell’Utri e altri, chiede di
patteggiare 1 anno e 8 mesi, ottiene il consenso del pm, ma nel 1995 il Tribunale ritiene troppo bassa la pena concordata e
preferisce processarlo: mossa incauta, visto che poi la Cdl, anche col suo voto, abroga di fatto il falso in bilancio, riducendo le
pene al lumicino e abbreviando le scadenze della prescrizione. A quel punto la IV sezione del Tribunale fa ricorso alla Corte di
giustizia europea e alla Corte costituzionale per l’incostituzionalità della legge. Ma la Corte europea rimanda al mittente
l’eccezione, mentre la Consulta tarda a rispondere e quando il processo riprenderà, i reati saranno comunque prescritti. Nel
febbraio 2008, alla vigilia della fine della legislatura, la giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato respinge al mittente
la richiesta di autorizzazione (inoltrata dal gip di Milano Clementina Forleo) a usare le sue telefonate intercettate con l’amico
Stefano Ricucci a proposito della scalata al «Corriere della Sera».
De Angelis Marcello (An): Condannato in via definitiva a 5 anni di carcere (di cui 3 scontati in carcere) per banda armata e
associazione sovversiva come dirigente e portavoce del gruppo neofascista Terza Posizione, fondato da Roberto Fiore,
Gabriele Adinolfi e Ciccio Mangiameli.
De Gregorio Sergio (FI-Italiani nel Mondo): Dal giugno 2007 è indagato dalla Procura antimafia di Napoli per i reati di
riciclaggio e favoreggiamento della camorra. Nel febbraio 2008 è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di
Roma per il reato di corruzione. Entrambe le indagini nascono in Campania, dove la Guardia di finanza scopre, durante una
perquisizione a carico di Rocco Cafiero detto «’o Capriariello», ritenuto un componente del clan Nuvoletta, una serie di
assegni firmati??? o girati proprio da De Gregorio. I finanzieri, tra le carte del senatore, scoprono anche un accordo fra
l’associazione Italiani nel mondo e il coordinatore forzista Sandro Bondi, in cui si dà conto dell’impegno finanziario
concordato tra le parti (si parla di 500 o 700mila euro), delle quote già consegnate e quelle da fornire con cadenza mensile. I
magistrati sospettano che sia il prezzo pagato per convincere il senatore ad abbracciare il centrodestra. E trasmettono
l’inchiesta per competenza da Napoli a Roma.
Ciarrapico Giuseppe (FI): 5 condanne definitive, una in primo grado e una serie impressionante di arresti e procedimenti
penali. Nel 1973 la Corte d’Appello di Roma conferma la sentenza del Tribunale di Cassino e lo condanna per truffa aggravata
e continuata ai danni di Inps, Inail e Inam per non aver registrato sui libri paga gli stipendi dei dipendenti. La Cassazione
conferma la truffa, ne dichiara prescritta una parte e incarica la Corte d’appello di rideterminare la pena per l’altra. Nel 1974
altra condanna: il pretore di Cassino gli infligge una multa di 623.500 lire per aver violato per quattro volte la legge che tutela
“il lavoro dei fanciulli e degli adolescenti”:sentenza confermata in Cassazione. Nel marzo ’93 viene arrestato a Roma per lo
CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO
Fonte “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez
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scandalo Safim Leasing- Italsanità (per vari miliardi di lire avuti dalla Safim Factor scontando titoli di credito inesistenti dopo
aver affittato suoi immobili a Italsanità): nel 1995 viene condannato con rito abbreviato a 1 anno per falso in bilancio e truffa,
pena poi confermata in appello e in Cassazione. Aprile ’93: Di Pietro lo fa di nuovo arrestare per una stecca di 250 milioni di
lire versata al segretario del Psdi Antonio Cariglia su richiesta di Andreotti. “Era vero, li diedi per arruolare Domenico
Modugno alle feste dei socialdemocratici”, dirà lui anni dopo. Passa un mese e torna dentro, stavolta per un presunto miliardo
alla Dc andreottiana nello scandalo delle Poste. A giugno, condanna in primo grado a 6 mesi per diffamazione: aveva affisso a
Fiuggi un manifesto in cui dava a un consigliere comunale del “mentitore diffamatore mestatore”. Nel 1997 la Procura di
Roma lo fa rinviare a giudizio per peculato, abuso e falso nella sua attività di re delle acque minerali: secondo il pm Maria
Cordova, mentre era custode giudiziario dell’Ente Fiuggi, Ciarrapico omise di versare 20 miliardi al Comune e si appropriò di
somme di denaro per spese pubblicitarie, interessi passivi e acquisto di beni capitalizzati, rinnovando il contratto di vendita
dell’acqua Fiuggi a una sua società che offriva prezzi inferiori rispetto a un’altra (danneggiando il Comune, che percepiva un
tot a bottiglia). Nel 1995 viene condannato con rito abbreviato per falso in bilancio delle Terme Bognanco. Ma questi processi
finiscono in nulla. Nel 1998, però, arriva la mazzata: condanna in Cassazione a 4 anni e 6 mesi per la bancarotta fraudolenta
del Banco Ambrosiano. La sua “Fideico”, nel 1982, aveva ottenuto dalla Banca di Roberto Calvi e della P2 un improvviso
aumento della linea di credito da 4 a 39 miliardi, restituendo solo le briciole. Nel 1999, il kappaò: la quinta condanna definitiva
a 3 anni per il crac da 70 miliardi della società che controllava la “Casina Valadier”, il palazzetto liberty romano trasformato in
ristorante. Ma il Ciarra, pur dovendo scontare 7 anni e mezzo, non finisce in carcere: grazie all’età e agli acciacchi, ottiene
l’affidamento ai servizi sociali. Intanto i processi avanzano, con qualche botta di fortuna. Nel ’99, condannato in appello per
emissione di assegni a vuoto, il nostro eroe è assolto in Cassazione perchè il reato è stato appena depenalizzato. Nel 2000 cade
in prescrizione la condanna in primo grado per violazione della legge sulle assunzioni obbligatorie di invalidi. Nel 2001,
condanna in primo grado a Perugia per abuso d’ufficio insieme al giudice fallimentare di Frosinone che nel ’93 regalò
l’amministrazione controllata alla sua capogruppo “Italfin 80” in crisi nera, evitandogli il crac: reato poi estinto per
prescrizione. Intanto lui s’è dato alle cliniche private. E anche in quel ramo riesce a dare lavoro alla Giustizia. Nel 2002 il
Tribunale di Roma lo condanna a 1 anno e 8 mesi per truffa e violazione della legge sulle trasfusioni: insieme ad alcuni
dirigenti della “Quisisana”, avrebbe imposto a una cinquantina di pazienti sottoposti a trasfusioni parcelle gonfiate per 3-400
mila lire l’una. E nel 2005 è rinviato a giudizio per ricettazione nella vecchia vicenda delle tangenti al ministero delle Poste.
Ma ci sono pure questioni recentissime, come quella che lo investe per la sua ultima vocazione: editore di giornali locali,
undici “cocoperative” tra la Ciociaria e il Molise, finanziati dallo Stato. Del novembre 2007, il Ciarra è indagato a Roma per
truffa ai danni di Palazzo Chigi: pare che tra il 2002 e il 2005 abbia incassato il doppio dei contributi dovuti, attestando
falsamente che le società “Editoriale Ciociaria Oggi” e “Nuova Editoriale Oggi” hanno una gestione separata. In attesa di
sapere come stanno le cose, il Gip gli ha sequestrato i 2,5 milioni che stavano arrivando dalla Presidenza del Consiglio. Intanto
il fisco italiano attende che il Ciarra versi 1,495 milioni di euro di tasse mai pagate. E non è questo l’unico suo debito: tallonato
dai piccoli azionisti dell’Ambrosiano, risulta residente per l’Anagrafe in una camera e servizi annessa a un capannone
industriale dove ha sede la tipografia di “Ciociaria Oggi”, a Villa Santa Lucia, vicino a Montecassino. Dove sovente bussa
l’ufficiale giudiziario. Invano.
Comincioli Romano (FI): Imputato per le false fatture e i bilanci truccati di Publitalia, insieme a Dell’Utri e altri, chiede di
patteggiare 1 anno e 8 mesi, ottiene il consenso del pm, ma nel 1995 il Tribunale ritiene troppo bassa la pena concordata e
preferisce processarlo: mossa incauta, visto che poi la Cdl, anche col suo voto, abroga di fatto il falso in bilancio, riducendo le
pene al lumicino e abbreviando le scadenze della prescrizione. A quel punto la IV sezione del Tribunale fa ricorso alla Corte di
giustizia europea e alla Corte costituzionale per l’incostituzionalità della legge. Ma la Corte europea rimanda al mittente
l’eccezione, mentre la Consulta tarda a rispondere e quando il processo riprenderà, i reati saranno comunque prescritti. Nel
febbraio 2008, alla vigilia della fine della legislatura, la giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato respinge al mittente
la richiesta di autorizzazione (inoltrata dal gip di Milano Clementina Forleo) a usare le sue telefonate intercettate con l’amico
Stefano Ricucci a proposito della scalata al «Corriere della Sera».
De Angelis Marcello (An): Condannato in via definitiva a 5 anni di carcere (di cui 3 scontati in carcere) per banda armata e
associazione sovversiva come dirigente e portavoce del gruppo neofascista Terza Posizione, fondato da Roberto Fiore,
Gabriele Adinolfi e Ciccio Mangiameli.
De Gregorio Sergio (FI-Italiani nel Mondo): Dal giugno 2007 è indagato dalla Procura antimafia di Napoli per i reati di
riciclaggio e favoreggiamento della camorra. Nel febbraio 2008 è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di
Roma per il reato di corruzione. Entrambe le indagini nascono in Campania, dove la Guardia di finanza scopre, durante una
perquisizione a carico di Rocco Cafiero detto «’o Capriariello», ritenuto un componente del clan Nuvoletta, una serie di
assegni firmati??? o girati proprio da De Gregorio. I finanzieri, tra le carte del senatore, scoprono anche un accordo fra
l’associazione Italiani nel mondo e il coordinatore forzista Sandro Bondi, in cui si dà conto dell’impegno finanziario
concordato tra le parti (si parla di 500 o 700mila euro), delle quote già consegnate e quelle da fornire con cadenza mensile. I
magistrati sospettano che sia il prezzo pagato per convincere il senatore ad abbracciare il centrodestra. E trasmettono
l’inchiesta per competenza da Napoli a Roma.
Martinat Ugo (An): Indagato dal 2 maggio 2005 a Torino, nella sua veste di viceministro delle Infrastrutture, per turbativa
d’asta e abuso in atti d’ufficio a proposito degli appalti per l’alta velocità ferroviaria Torino-Lione e per due strade costruite in
vista delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Un rapporto della Dia, trasmesso dalla Guardia di finanza ai pm Francesco
Saluzzo, Paolo Toso e Cesare Parodi, parla di intercettazioni e definisce Martinat «soggetto supervisore per l’aggiudicazione di
varie gare d’appalto e per l’assegnazione di collaudi».
Mastrullo Angiolino (FI): Già socialista, poi forzista, ex portaborse del sindaco di Torino Maria Magnani Noya (Psi) e
dell’assessore Aldo Olivieri (Psi), fu arrestato una prima volta negli anni 80 per lo scandalo delle forniture di carni alle Usl
piemontesi, e poi assolto; di nuovo arrestato il 22 maggio 1995 per corruzione e falso in relazione a una tangente da 20 milioni
chiesta e ottenuta nel 1990 da un imprenditore farmaceutico, ha patteggiato la pena. Poi è divenuto il braccio destro del
coordinatore piemontese di Forza Italia, Guido Crosetto. E’ candidato Pdl alla Camera in Piemonte-1.
Matteoli Altero (An): Imputato a Livorno per favoreggiamento verso l’ex prefetto di Livorno, che avrebbe avvertito di
indagini e intercettazioni in corso su uno scandalo di abusi edilizi all’isola d’Elba, consentendo a lui e ad altri indagati di
inquinare le prove e di distruggere carte e addirittura computer, con gravi danni per le indagini. Il processo è iniziato il 20
ottobre 2006. Ma il 17 maggio 2007 la Camera l’ha bloccato (394 voti favorevoli, 2 contrari e 32 astenuti), sollevando un
conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato alla Corte Costituzionale contro il Tribunale dei ministri che, spogliandosi del
caso in quanto Matteoli è accusato come comune cittadino e non come ex ministro, non ha ritenuto di chiedere alla Camera
l’autorizzazione a procedere prevista per i ministri accusati di reati commessi nell’esercizio delle proprie funzioni. Così il
processo, in attesa della Consulta, si ferma.
Messina Alfredo (FI): Storico dirigente Fininvest e Mediaset, più volte indagato insieme al Cavaliere e ai suoi cari, ora è
vicepresidente di Mediolanum ed è sotto inchiesta a Milano (la Procura ha da poco depositato gli atti a fine indagini) per
favoreggiamento nella bancarotta fraudolenta dell’Hdc del sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi. Nel 2004 Crespi chiede a
Mediaset di restituirgli 500 mila euro da lui anticipati a Telelombardia e Antenna3 per “risarcirli” del danno subìto dalla
fornitura di programmi a Italia 7 Gold da parte di Mediaset. La richiesta, tramite Deborah Bergamini, viene inoltrata a
Messina, che prende appuntamento per il 17 luglio con Paolo Del Bue, presidente della Arner Bank luganese, a cui chiede di
“prepararmi una di quelle cose”. Cioè, verosimilmente, i contanti. Perché parte della somma – secondo la Guardia di Finanza -
dev’essere versata a Crespi in contanti a Lugano e in nero da Messina e dal suo avvocato, Giorgio Perroni. Il giorno della
prevista trasferta in Svizzera, il 16 luglio 2004, gli investigatori milanesi – che intercettano i protagonisti – si preparano a
pedinarli a distanza. Messina va a prendere Perroni a Roma, dove incontra anche l’avvocato del Cavaliere, Niccolò Ghedini.
Poi però, mentre è già in viaggio verso Fiumicino, riceve una telefonata da Palazzo Chigi: è Valentino Valentini, capo della
segreteria del premier Berlusconi. Che lo richiama indietro per “un documento da consegnare”. Messina torna indietro e subito
disdice l’appuntamento con Del Bue. Qualcuno, evidentemente, ha fatto una soffiata sul pedinamento in corso. E la consegna
“salta”. “Purtroppo – dice l’avvocato di Crespi, che segue la pratica, al sondaggista - “(Messina o Perroni, ndr) ha avuto un
forte casino. Non è potuto andare dove doveva andare”. Messina è candidato Pdl al Senato in Lombardia.
Nania Domenico (An): Arrestato per 10 giorni e poi condannato in via definitiva a 7 mesi per lesioni personali legate ad
attività violente nei gruppi giovanili di estrema destra (fatti dell’ottobre ’69, sentenza emessa nel 1977 e divenuta definitiva nel
1980); condannato in primo grado per gli abusi edilizi nella sua villa di Barcellona Pozzo di Gotto e salvato in appello dalla
prescrizione. Nemmeno il condono edilizio varato dal governo Berlusconi e votato anche da lui è riuscito a sanare la sua villa
abusiva con piscina, costruita in spregio delle leggi urbanistiche (legge 47/1985, articolo 20) e anche di quelle antisismiche
(legge 64/1974 sulla necessaria autorizzazione del Genio civile). Anche perché la sanatoria berlusconiana prevedeva il
pagamento di una serie di oblazioni che Nania non ha versato in tempo utile. Non male, per un ex sottosegretario ai Lavori
pubblici.
Nessa Pasquale (FI): Imputato a Bari per concussione, il 18 luglio 2005 scampa all’arresto nella sua città solo perché
parlamentare e dunque intoccabile. Invece il suo presunto complice in una storia di presunte tangenti, l’ingegner Camillo
Dell’Anno (dirigente del settore urbanistico del comune di Martina Franca), viene subito incarcerato con la stessa accusa. Sono
entrambi accusati di essersi spartiti nel dicembre 2003 una mazzetta di circa 100mila euro per un’autorizzazione edilizia,
dall’Itacasa Immobiliare Srl, società che aveva chiesto di realizzare a Martina Franca un fabbricato per abitazioni civili e locali
commerciali. Gli stessi amministratori della ditta denunciarono a suo tempo di essere stati costretti a pagare la tangente per
ottenere le necessarie autorizzazioni dal comune. Il gip Fiore chiede al Senato l’autorizzazione ad arrestare anche Nessa, ma
non ha mai ricevuto risposta. Comunque la Procura ha chiesto il suo rinvio a giudizio.
Paravia Antonio (FI): Imprenditore ed ex presidente di Assindustria a Salerno, viene arrestato nel 1995 per un giro di tangenti
nella sanità a Napoli. Secondo il pm Nunzio Fragliasso, Paravia avrebbe versato quasi 100 milioni di lire a funzionari e
CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO
Fonte “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez
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dirigenti di una Usl per l’appalto del servizio di ascensori e montacarichi. Ma il 16 dicembre 2004 è scattata la prescrizione.
Candidato Pdl per il Senato in Campania.
Papa Alfonso (FI): Magistrato napoletano in aspettativa, vicecapo di gabinetto del ministero della Giustizia sotto i ministeri
Castelli e Mastella, viene indagato dal Tribunale dei ministri di Roma per abuso d’ufficio patrimoniale per alcune consulenze
“facili” insieme allo stesso castelli e ad altri dirigenti di Via Arenula. Ma si salva dal processo grazie al voto del Senato, che
nel dicembre 2007 respinge la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro leghista e dei suoi
collaboratori, regalando l’immunità parlamentare anche a quelli che parlamentari non sono. Come, appunto, Papa. Che viene
prontamente candidato dal Pdl in Campania.
Pecorella Gaetano (FI): Imputato a Brescia per favoreggiamento nelle stragi di piazza Fontana e piazza della Loggia: nel
2007, dopo cinque anni di indagini, la Procura ha chiesto il suo rinvio a giudizio con l’accusa di aver corrotto un pentito di
Ordine nuovo, Martino Siciliano, testimone-chiave nei processi per le due stragi nere, perché ritrattasse le sue accuse contro
Delfo Zorzi, cliente di Pecorella, indicato come l’autore materiale del primo eccidio e coinvolto anche nel secondo. Ad
accusare Pecorella è lo stesso Siciliano, il quale sostiene che Zorzi gli avrebbe versato 115 mila dollari tramite il suo ex
difensore Fausto Maniaci, dopo un presunto accordo con Pecorella, legale di Zorzi (all’epoca latitante in Giappone). Siciliano
viene arrestato il 10 giugno 2002 con l’accusa di aver intascato 5.000 dollari – primo anticipo dei «500mila promessi» – in
cambio della ritrattazione.
Pittelli Giancarlo (FI): Indagato a Catanzaro per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e “appartenenza a
loggia massonica segreta o struttura similare” e a Salerno per rivelazione di segreto, diffamazione e calunnia nei confronti del
pm De Magistris, e pare anche per corruzione giudiziaria. L’indagine a suo carico è quella denominata «Poseidone» e avviata
da De Magistris sui finanziamenti europei milionari per alcuni depuratori mai realizzati in Calabria. Pittelli, oltre a essere
l’avvocato difensore di numerosi indagati, viene inquisito lui stesso quando il magistrato trova traccia di un suo versamento di
100 mila euro sui conti di Fabio Schettini, segretario del commissario europeo Franco Frattini (FI), anche lui sotto inchiesta
insieme a decine di altri politici, imprenditori, amministratori e professionisti. Ma l’inchiesta viene tolta al pm titolare dal suo
capo, Mariano Lombardi, amico intimo di Pittelli (il figliastro del procuratore è socio in affari del sen. avv.) e alla fine la
Procura chiede l’archiviazione per Pittelli. Il quale però rimane indagato a Catanzaro.
Proietti Cosimi Francesco (An): Indagato a Potenza e poi a Roma per corruzione, ha visto la sua posizione finire in archivio,
ma solo in parte. Nel 2006 viene coinvolto nello scandalo degli affari sporchi intorno al casinò di Campione d’Italia che porta
all’arresto a Potenza di Vittorio Emanuele di Savoia e del portavoce di Fini, Salvatore Sottile. Il suo ruolo – secondo il gip
Alberto Iannuzzi, che firma le ordinanze di custodia cautelare – sarebbe quello di intermediario per affari milionari fra il clan
del «principe» e i Monopoli di Stato. Lo scandalo infatti nasce dai nullaosta emessi dai Monopoli per legalizzare i videogiochi
illegali. Il signor Savoia si rivolge al faccendiere Achille De Luca, che contatta un commercialista romano amico di Sottile. E
Sottile coinvolge Proietti Cosimi, il quale a sua volta raggiunge due dirigenti dei Monopoli per mandare in porto l’affare. De
Luca consegna le mazzette negli uffici dei Monopoli e poco dopo arrivano ben quattrocento nullaosta. Secondo il gip, il
segretario di Fini gestisce «un potere enorme» e lo usa come «un utile e infallibile strumento per perseguire e realizzare il
proprio tornaconto». Ma i giudici di Roma archiviano tutto. In un altro filone d’inchiesta, il gip potentino raccomandava alla
Procura capitolina di scandagliare «gli affari gestiti in comune da Francesco Proietti Cosimi e Daniela Di Sotto», la moglie di
Fini, perché «meritano un sicuro, ulteriore approfondimento investigativo». L’uomo e la donna avrebbero intrecciato una «fitta
rete di affari, a tratti poco chiari (...), fondamentalmente incentrati sui proventi derivanti dalle gestione di due strutture sanitarie
private, Panigea ed Emmerre, la prima delle quali offre prestazioni anche in regime di convenzione col Servizio sanitario
nazionale». In una telefonata intercettata, Francesco e Daniela parlano dell’«interessamento» della signora Fini presso l’allora
governatore del Lazio, Storace, «affinché il poliambulatorio Panigea operasse in regime di convenzione l’esecuzione di esami
clinici (tac e risonanza magnetica) particolarmente costosi». Su questa vicenda, l’inchiesta è ancora in corso a Roma.
Russo Paolo (FI): Ex presidente della commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti in Campania, è stato indagato dalla
Dda di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito di indagini sulla camorra del Nolano per i suoi
rapporti con un imprenditore vicino, secondo gli inquirenti, ai clan della zona. Ma alla fine la Procura ha chiesto
l’archiviazione, almeno per questa accusa. Russo resta però indagato nello stesso procedimento per violazione della legge
elettorale. Candidato Pdl alla Camera in Campania.
Scapagnini Umberto (FI): Il 26 ottobre 2007 il pm catanese Francesco Puleio ha chiesto la sua condanna a 2 anni e 10 mesi di
reclusione per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale. Tre giorni prima delle comunali del 2005, Scapagnini e la sua
giunta approvarono due delibere con cui si sospendeva la riscossione dei contributi previdenziali dalle buste paga dei 4000
dipendenti del municipio. La scelta, ufficialmente giustificata come un risarcimento per i danni subiti dai lavoratori a causa di
un’eruzione dell’Etna che aveva ricoperto la città di cenere nera, aveva fatto sì che i dipendenti si fossero trovati in busta paga
somme varianti tra i 300 e i 1000 euro che ora dovranno essere restituiti a rate senza interessi in undici anni. Scapagnini è pure
indagato a Catania per abuso d’ufficio aggravato per i parcheggi sotterranei in costruzione nella città etnea.
Scelli Maurizio (FI): ex commissario straordinario della Croce rossa italiana, già fondatore del partito centrista “Italia di
nuovo” (“Né con Prodi né con Berlusconi”, 2006), sospettato di aver intermediato il riscatto per la liberazione di alcuni ostaggi
in Irak, per esempio le “due Simone”, è accusato dalla Procura militare di Roma e dalla Corte dei Conti di aver dirottato verso
altre destinazioni 17 milioni di euro destinati alla missione “Antica Babilonia” a Nassiriya “per interventi urgenti a favore della
popolazione irakena”. Che fine han fatto tutti quei quattrini sborsati dallo Stato tramite i ministeri degli Esteri e della Difesa
per alcuni ospedali da campo in Irak? Sarebbero stati - secondo l’accusa – “distratti per esigenze economiche interne alla Croce
rossa italiana” fra il 2003 e il 2006, invece di essere restituiti al governo. Di più: quando partì l’inchiesta, i vertici della Cri
CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO
Fonte “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez
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avrebbero tentato di nascondere la verità con “comunicazioni incomplete o non veritiere sulla effettiva utilizzazione del
contributo”. Scelli è candidato del Pdl alla Camera in Abruzzo.
Sciascia Salvatore (FI): Condannato definitivamente a 2 anni e 6 mesi per aver corrotto, nella sua qualità di manager
Fininvest (capo dei servizi fiscali del gruppo Berlusconi), alcuni ufficiali e sottufficiali della Guardia di finanza affinchè
ammorbidissero le verifiche fiscali. L’inchiesta è quella aperta dal pool Mani Pulite nella primavera del 1994, in seguito alle
confessioni di alcuni finanzieri a proposito di quattro tangenti da circa 100 milioni di lire ciascuna pagate dal gruppo Fininvest
perché chiudessero gli occhi nei blitz tributari nelle società Mediolanum, Mondadori ed Edilnord.
Scotti Vincenzo (Mpa): Ex ministro democristiano dei Beni culturali, del Lavoro, della Protezione civile, dei Rapporti
comunitari, degli Interni, degli Esteri, con 7 legislature alle spalle, più volte indagato per corruzione a Napoli (assolto nello
scandalo della Nettezza urbana e in quello dei Mondiali di Italia 90, salvato dalla prescrizione in quello degli appalti per la
ricostruzione post-terremoto), rinviato a giudizio per peculato e abuso d’ufficio in due tranches dello scandalo Sisde (anch’esse
finite in prescrizione), è stato condannato almeno dalla giustizia contabile: la Corte dei Conti gli ha recentemente imposto di
risarcire allo Stato 2 milioni 995.450 euro, giudicandolo colpevole – insieme all’ex direttore del Sisde Alessandro Voci e a due
funzionari del Viminale – di aver fatto acquistare un palazzo a Roma con fondi riservati del Sisde a un prezzo gonfiato (10
miliardi di lire in più del giusto), per mettere da parte fondi neri. Scotti è capolista dell’Mpa in Campania per il Senato.
Simeoni Giorgio (FI): Indagato a Roma per associazione per delinquere e corruzione nello scandalo delle tangenti sulla sanità
nel lazio nato dalle confessioni di “Lady Asl”, per aver «usato il suo ruolo per appropriarsi di denaro pubblico in modo
reiterato» e di aver pure inquinato le prove, nel 2006 s’è salvato dall’arresto perché la Camera ha respinto la richiesta dei
giudici.
Speciale Roberto (FI): Ex comandante generale della Guardia di Finanza, è indagato dalla Procura militare di Roma per il
presunto utilizzo privato di mezzi della GdF. Il procuratore militare Antonino Intelisano ha tra l’altro acquisito un filmato delle
Fiamme Gialle, girato in una fredda mattina del febbraio 2005 a Passo Rolle, in Trentino Alto Adige, che documenta come
Speciale portò in montagna parenti e amici per una festa, utilizzando un Atr 42 a turboelica del Corpo, destinato al contrasto
del contrabbando e alle missioni umanitarie. La festa si sarebbe dovuta concludere con una mangiata di pesce fresco,
trasportato in casse caricate all’aeroporto di Pratica di Mare e spedite con volo militare. Spigole mai arrivate, ma solo per colpa
del maltempo. Un altro capitolo dell’indagine riguarda l’utilizzo dei fondi riservati della Guardia di finanza da parte del
generale. Speciale si difende così: «Come ogni anno ci siamo recati a Passo Rolle per chiudere le gare invernali della Guardia
di finanza, una cerimonia alla quale faceva da madrina come da prassi la moglie del comandante generale». Ma, stando a
quanto scritto dai giornali, la Procura militare ha accertato che l’ex comandante Speciale ha utilizzato l’Atr 42 in dotazione al
Corpo in occasione di almeno 45 week-end e che l’aereo, per suo ordine e a spese delle Fiamme gialle, era stato
«riconfigurato» negli hangar dell’aeroporto militare di Pratica di Mare, in modo da ospitare poltrone «business» per almeno
otto passeggeri. Costo per le casse dello Stato: 3.885,91 euro l’ora. Anche per questo la Procura della Corte dei Conti ha
avviato nei confronti del generale un procedimento di responsabilità per il danno erariale procurato dai suoi viaggi a scrocco al
Passo Rolle, chiedendogli il conto per almeno 32 mila euro di gite aviotrasportate con spigole d’alta quota, più il danno
d’immagine per il corpo delle Fiamme Gialle. Ironia della sorte: la Procura della Corte dei Conti è proprio l’ufficio dove il
governo Prodi avrebbe voluto dirottare il generale Speciale, dopo la rimozione da comando generale della Guardia di finanza.
Strano Nino (An): La Procura di Catania ha chiesto la condanna di Strano (lo stesso senatore che divorò mortadella nell’aula
di Palazzo Madama per festeggiare la caduta del governo Prodi) a 2 anni di reclusione insieme agli altri assessori della vecchia
giunta comunale Scapagnini, per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale. Nel 2005, tre giorni prima delle elezioni
comunali, Strano, gli altri assessori e il sindaco Scapagnini decisero di erogare una somma compresa tra i 300 e i 1000 euro ai
4.000 dipendenti del Comune (sospendendo il prelievo dei contributi previdenziali dalle buste paga) per «risarcirli» dai danni
causati da un’eruzione dell’Etna che aveva ricoperto la città di cenere nera.
Tomassini Antonio (FI): Medico chirurgo, amico personale di Silvio Berlusconi, è stato condannato in via definitiva dalla
Cassazione a 3 anni di reclusione per falso. Durante un parto, una bambina sua paziente nacque cerebrolesa, ma lui contraffece
e soppresse il partogramma. Nel 2001 Forza Italia lo candidò subito al Parlamento e lo nominò responsabile per la Sanità del
partito e presidente commissione Sanità del Senato. Nell’ultima legislatura era membro della Commissione parlamentare di
inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario nazionale.
Tortoli Roberto (FI): Indagato dalla Procura di Arezzo per concorso in estorsione in uno scandalo che ruota intorno alla
costruzione di una multisala cinematografica ad Arezzo.
Valentino Giuseppe (An): Indagato nel 2004 dalla Dda di Catanzaro per i suoi presunti rapporti con l’avvocato Paolo Romeo,
condannato per la sua appartenenza alla ‘ndrangheta, ha visto la sua posizione finire in archivio. Ma è tuttoggi indagato a
Roma per favoreggiamento perché sospettato di aver rivelato a Stefano Ricucci le intercettazioni telefoniche in corso sulle
scalate a Bnl, Antonveneta e Corriere nell’estate del...
Abrignani Ignazio (FI): Avvocato, ex capo della segreteria di Claudio Scajola, è indagato a Milano per dissipazione postfallimentare
nelle indagini sulla bancarotta della Cit, l’agenzia di viaggi dello Stato di cui era commissario straordinario. La Cit
è stata acquista dall'imprenditore campano Gerardo Soglia (pure lui candidato per la Pdl, non si sa se anch’egli indagato oppure
no), indicato come uno degli imprenditori che dovrebbe far parte della fantomatica cordata Berlusconi per l’acquisto di
Alitalia.
Balletto Sandro (FI): Ex presidente della Provincia di Cagliari, è stato condannato in primo grado nel 2006, con rito
abbreviato, a 10 mesi di reclusione per danneggiamento aggravato e alcune contravvenzioni alle leggi di tutela ambientale, in
relazione al rifacimento della spiaggia di Cagliari, il “Poetto”. Il Tribunale gli ha inflitto anche una provvisionale
immediatamente esecutiva di 100 mila euro da versare al Demanio, 1 anno di interdizione dai pubblici uffici e la condanna al
ripristino ambientale.
Berlusconi Silvio (FI): 2 amnistie (falsa testimonianza P2 e falso in bilancio Macherio); 1 assoluzione dubitativa (corruzione
Gdf, falso bilancio Medusa); 1 assoluzione piena (corruzione giudici Sme-Ariosto); 2 assoluzioni per depenalizzazione del
reato da parte dello stesso imputato (falsi in bilancio All Iberian, Sme-Ariosto); 8 archiviazioni (6 per mafia e riciclaggio, 2 per
concorso in strage); 6 prescrizioni (finanziamento illecito a Craxi con All Iberian; falso in bilancio Macherio; falso in bilancio
e appropriazione indebita Fininvest; falso in bilancio Fininvest occulta; falso in bilancio Lentini; corruzione giudiziaria
Mondadori); 3 processi in corso: Telecinco (falso bilancio, frode fiscale, violazione antitrust spagnola), caso Mills (corruzione
giudiziaria), diritti Mediaset (appropriazione indebita, falso bilancio, frode fiscale), Saccà (corruzione); 1 indagine in corso
(istigazione alla corruzione di alcuni senatori).
Bergamini Deborah (FI): La sua posizione è al vaglio della Procura di Roma, cui i pm di Milano hanno trasmesso il fascicolo
relativo all’ipotesi di interruzione di pubblico servizio, in concorso con l’allora dg Rai Flavio Cattaneo, per aver ritardato le
notizie sui risultati elettorali delle regionali 2005, molto negativi per il governo Berlusconi.
Berruti Massimo Maria (FI): Condannato in via definitiva a 8 mesi per favoreggiamento, per aver depistato nell’estate del
1994 le indagini sulle tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza dopo una visita a Berlusconi a Palazzo Chigi.
Brancher Aldo (FI): Condannato in primo grado e in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al Psi, si salva in
Cassazione grazie alla prescrizione (per il secondo reato) e alla depenalizzazione del reato (il primo) da parte del suo stesso
governo. Indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sulla scalata di Fiorani (Bpl) all’Antonveneta: la Procura trova un
conto alla Banca Popolare di Lodi intestato alla moglie di Brancher con un affidamento e una plusvalenza sicura di 300mila
euro in due anni.
Briguglio Carmelo (FI): Nel 1999 viene rinviato a giudizio per abuso d’ufficio e truffa alla Regione e all’Unione europea
nell’inchiesta della Procura di Palermo su presunti finanziamenti regionali e comunitari girati a tre società «amiche» per corsi
di formazione professionale. Il processo viene poi trasferito per competenza a Messina, dove i giudici annullano il precedente
decreto di rinvio a giudizio e ripartono praticamente da zero. Ma il tour non è finito, perché nel gennaio 2003 il gip messinese
dichiara prescritta una parte delle accuse, e dirotta quelle rimaste (truffa e falso) a Reggio Calabria, in quanto fra gli indagati
c’è anche un giudice di pace di Messina. E a Reggio Briguglio viene assolto nel 2006.
Camber Giulio (FI): Condannato nel 2007 dalla Corte d’appello di Trieste a 8 mesi di reclusione (con rito abbreviato e sconto
di un terzo della pena) per millantato credito nell’ambito del crac Kreditna Banka, l’istituto di credito della minoranza slovena
fallita nel 1997: nel novembre 1994 avrebbe ricevuto 100 milioni di lire dai vertici dell’istituto, garantendo loro un intervento
politico per salvarlo dalla bancarotta. Intervento poi mai compiuto. Infatti la banca fallì.
Cantoni Giampiero (FI): Ha patteggiato 2 anni di reclusione complessivi prima per corruzione (con risarcimento di 800
milioni di lire) e poi per concorso nella bancarotta fraudolenta del gruppo Mandelli.
Catone Giampiero (Dc Autonomie): arrestato a Roma nel 2001 per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata,
falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta pluriaggravata (due bancarotte da 25 miliardi di lire l’una e 12
miliardi di finanziamenti a fondo perduto ottenuti dal ministero dell’Industria – secondo l’accusa – con carte e perizie false), è
stato rinviato a giudizio. Così come all’Aquila, sempre per bancarotta fraudolenta (fallimento dell’Abatec, azienda di Chieti da
lui stesso amministrata, che avrebbe dovuto produrre macchinari ad alta tecnologia per la lavorazione dei pannolini, ma fu
dichiarata fallita dopo un aumento di capitale deliberato prim’ancora che fossero sottoscritte le quote sociali). La stessa Procura
dell’Aquila ha chiuso un’altra indagine a carico di 44 persone, fra cui Catone, su una presunta mega-truffa ai danni della
multinazionale Merker e di diverse banche, tra le quali Intesa. Qui Catone è indagato per estorsione, insieme al fratello Mario,
dipendente di Banca Intesa, per aver spillato 118mila euro ad alcuni dirigenti Merker, millantando interventi politici per
risolvere i guai finanziari del gruppo.
Ciarrapico Giuseppe (FI): 5 condanne definitive, una in primo grado e una serie impressionante di arresti e procedimenti
penali. Nel 1973 la Corte d’Appello di Roma conferma la sentenza del Tribunale di Cassino e lo condanna per truffa aggravata
e continuata ai danni di Inps, Inail e Inam per non aver registrato sui libri paga gli stipendi dei dipendenti. La Cassazione
conferma la truffa, ne dichiara prescritta una parte e incarica la Corte d’appello di rideterminare la pena per l’altra. Nel 1974
altra condanna: il pretore di Cassino gli infligge una multa di 623.500 lire per aver violato per quattro volte la legge che tutela
“il lavoro dei fanciulli e degli adolescenti”:sentenza confermata in Cassazione. Nel marzo ’93 viene arrestato a Roma per lo
CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO
Fonte “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez
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scandalo Safim Leasing- Italsanità (per vari miliardi di lire avuti dalla Safim Factor scontando titoli di credito inesistenti dopo
aver affittato suoi immobili a Italsanità): nel 1995 viene condannato con rito abbreviato a 1 anno per falso in bilancio e truffa,
pena poi confermata in appello e in Cassazione. Aprile ’93: Di Pietro lo fa di nuovo arrestare per una stecca di 250 milioni di
lire versata al segretario del Psdi Antonio Cariglia su richiesta di Andreotti. “Era vero, li diedi per arruolare Domenico
Modugno alle feste dei socialdemocratici”, dirà lui anni dopo. Passa un mese e torna dentro, stavolta per un presunto miliardo
alla Dc andreottiana nello scandalo delle Poste. A giugno, condanna in primo grado a 6 mesi per diffamazione: aveva affisso a
Fiuggi un manifesto in cui dava a un consigliere comunale del “mentitore diffamatore mestatore”. Nel 1997 la Procura di
Roma lo fa rinviare a giudizio per peculato, abuso e falso nella sua attività di re delle acque minerali: secondo il pm Maria
Cordova, mentre era custode giudiziario dell’Ente Fiuggi, Ciarrapico omise di versare 20 miliardi al Comune e si appropriò di
somme di denaro per spese pubblicitarie, interessi passivi e acquisto di beni capitalizzati, rinnovando il contratto di vendita
dell’acqua Fiuggi a una sua società che offriva prezzi inferiori rispetto a un’altra (danneggiando il Comune, che percepiva un
tot a bottiglia). Nel 1995 viene condannato con rito abbreviato per falso in bilancio delle Terme Bognanco. Ma questi processi
finiscono in nulla. Nel 1998, però, arriva la mazzata: condanna in Cassazione a 4 anni e 6 mesi per la bancarotta fraudolenta
del Banco Ambrosiano. La sua “Fideico”, nel 1982, aveva ottenuto dalla Banca di Roberto Calvi e della P2 un improvviso
aumento della linea di credito da 4 a 39 miliardi, restituendo solo le briciole. Nel 1999, il kappaò: la quinta condanna definitiva
a 3 anni per il crac da 70 miliardi della società che controllava la “Casina Valadier”, il palazzetto liberty romano trasformato in
ristorante. Ma il Ciarra, pur dovendo scontare 7 anni e mezzo, non finisce in carcere: grazie all’età e agli acciacchi, ottiene
l’affidamento ai servizi sociali. Intanto i processi avanzano, con qualche botta di fortuna. Nel ’99, condannato in appello per
emissione di assegni a vuoto, il nostro eroe è assolto in Cassazione perchè il reato è stato appena depenalizzato. Nel 2000 cade
in prescrizione la condanna in primo grado per violazione della legge sulle assunzioni obbligatorie di invalidi. Nel 2001,
condanna in primo grado a Perugia per abuso d’ufficio insieme al giudice fallimentare di Frosinone che nel ’93 regalò
l’amministrazione controllata alla sua capogruppo “Italfin 80” in crisi nera, evitandogli il crac: reato poi estinto per
prescrizione. Intanto lui s’è dato alle cliniche private. E anche in quel ramo riesce a dare lavoro alla Giustizia. Nel 2002 il
Tribunale di Roma lo condanna a 1 anno e 8 mesi per truffa e violazione della legge sulle trasfusioni: insieme ad alcuni
dirigenti della “Quisisana”, avrebbe imposto a una cinquantina di pazienti sottoposti a trasfusioni parcelle gonfiate per 3-400
mila lire l’una. E nel 2005 è rinviato a giudizio per ricettazione nella vecchia vicenda delle tangenti al ministero delle Poste.
Ma ci sono pure questioni recentissime, come quella che lo investe per la sua ultima vocazione: editore di giornali locali,
undici “cocoperative” tra la Ciociaria e il Molise, finanziati dallo Stato. Del novembre 2007, il Ciarra è indagato a Roma per
truffa ai danni di Palazzo Chigi: pare che tra il 2002 e il 2005 abbia incassato il doppio dei contributi dovuti, attestando
falsamente che le società “Editoriale Ciociaria Oggi” e “Nuova Editoriale Oggi” hanno una gestione separata. In attesa di
sapere come stanno le cose, il Gip gli ha sequestrato i 2,5 milioni che stavano arrivando dalla Presidenza del Consiglio. Intanto
il fisco italiano attende che il Ciarra versi 1,495 milioni di euro di tasse mai pagate. E non è questo l’unico suo debito: tallonato
dai piccoli azionisti dell’Ambrosiano, risulta residente per l’Anagrafe in una camera e servizi annessa a un capannone
industriale dove ha sede la tipografia di “Ciociaria Oggi”, a Villa Santa Lucia, vicino a Montecassino. Dove sovente bussa
l’ufficiale giudiziario. Invano.
Comincioli Romano (FI): Imputato per le false fatture e i bilanci truccati di Publitalia, insieme a Dell’Utri e altri, chiede di
patteggiare 1 anno e 8 mesi, ottiene il consenso del pm, ma nel 1995 il Tribunale ritiene troppo bassa la pena concordata e
preferisce processarlo: mossa incauta, visto che poi la Cdl, anche col suo voto, abroga di fatto il falso in bilancio, riducendo le
pene al lumicino e abbreviando le scadenze della prescrizione. A quel punto la IV sezione del Tribunale fa ricorso alla Corte di
giustizia europea e alla Corte costituzionale per l’incostituzionalità della legge. Ma la Corte europea rimanda al mittente
l’eccezione, mentre la Consulta tarda a rispondere e quando il processo riprenderà, i reati saranno comunque prescritti. Nel
febbraio 2008, alla vigilia della fine della legislatura, la giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato respinge al mittente
la richiesta di autorizzazione (inoltrata dal gip di Milano Clementina Forleo) a usare le sue telefonate intercettate con l’amico
Stefano Ricucci a proposito della scalata al «Corriere della Sera».
De Angelis Marcello (An): Condannato in via definitiva a 5 anni di carcere (di cui 3 scontati in carcere) per banda armata e
associazione sovversiva come dirigente e portavoce del gruppo neofascista Terza Posizione, fondato da Roberto Fiore,
Gabriele Adinolfi e Ciccio Mangiameli.
De Gregorio Sergio (FI-Italiani nel Mondo): Dal giugno 2007 è indagato dalla Procura antimafia di Napoli per i reati di
riciclaggio e favoreggiamento della camorra. Nel febbraio 2008 è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di
Roma per il reato di corruzione. Entrambe le indagini nascono in Campania, dove la Guardia di finanza scopre, durante una
perquisizione a carico di Rocco Cafiero detto «’o Capriariello», ritenuto un componente del clan Nuvoletta, una serie di
assegni firmati??? o girati proprio da De Gregorio. I finanzieri, tra le carte del senatore, scoprono anche un accordo fra
l’associazione Italiani nel mondo e il coordinatore forzista Sandro Bondi, in cui si dà conto dell’impegno finanziario
concordato tra le parti (si parla di 500 o 700mila euro), delle quote già consegnate e quelle da fornire con cadenza mensile. I
magistrati sospettano che sia il prezzo pagato per convincere il senatore ad abbracciare il centrodestra. E trasmettono
l’inchiesta per competenza da Napoli a Roma.
Ciarrapico Giuseppe (FI): 5 condanne definitive, una in primo grado e una serie impressionante di arresti e procedimenti
penali. Nel 1973 la Corte d’Appello di Roma conferma la sentenza del Tribunale di Cassino e lo condanna per truffa aggravata
e continuata ai danni di Inps, Inail e Inam per non aver registrato sui libri paga gli stipendi dei dipendenti. La Cassazione
conferma la truffa, ne dichiara prescritta una parte e incarica la Corte d’appello di rideterminare la pena per l’altra. Nel 1974
altra condanna: il pretore di Cassino gli infligge una multa di 623.500 lire per aver violato per quattro volte la legge che tutela
“il lavoro dei fanciulli e degli adolescenti”:sentenza confermata in Cassazione. Nel marzo ’93 viene arrestato a Roma per lo
CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO
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scandalo Safim Leasing- Italsanità (per vari miliardi di lire avuti dalla Safim Factor scontando titoli di credito inesistenti dopo
aver affittato suoi immobili a Italsanità): nel 1995 viene condannato con rito abbreviato a 1 anno per falso in bilancio e truffa,
pena poi confermata in appello e in Cassazione. Aprile ’93: Di Pietro lo fa di nuovo arrestare per una stecca di 250 milioni di
lire versata al segretario del Psdi Antonio Cariglia su richiesta di Andreotti. “Era vero, li diedi per arruolare Domenico
Modugno alle feste dei socialdemocratici”, dirà lui anni dopo. Passa un mese e torna dentro, stavolta per un presunto miliardo
alla Dc andreottiana nello scandalo delle Poste. A giugno, condanna in primo grado a 6 mesi per diffamazione: aveva affisso a
Fiuggi un manifesto in cui dava a un consigliere comunale del “mentitore diffamatore mestatore”. Nel 1997 la Procura di
Roma lo fa rinviare a giudizio per peculato, abuso e falso nella sua attività di re delle acque minerali: secondo il pm Maria
Cordova, mentre era custode giudiziario dell’Ente Fiuggi, Ciarrapico omise di versare 20 miliardi al Comune e si appropriò di
somme di denaro per spese pubblicitarie, interessi passivi e acquisto di beni capitalizzati, rinnovando il contratto di vendita
dell’acqua Fiuggi a una sua società che offriva prezzi inferiori rispetto a un’altra (danneggiando il Comune, che percepiva un
tot a bottiglia). Nel 1995 viene condannato con rito abbreviato per falso in bilancio delle Terme Bognanco. Ma questi processi
finiscono in nulla. Nel 1998, però, arriva la mazzata: condanna in Cassazione a 4 anni e 6 mesi per la bancarotta fraudolenta
del Banco Ambrosiano. La sua “Fideico”, nel 1982, aveva ottenuto dalla Banca di Roberto Calvi e della P2 un improvviso
aumento della linea di credito da 4 a 39 miliardi, restituendo solo le briciole. Nel 1999, il kappaò: la quinta condanna definitiva
a 3 anni per il crac da 70 miliardi della società che controllava la “Casina Valadier”, il palazzetto liberty romano trasformato in
ristorante. Ma il Ciarra, pur dovendo scontare 7 anni e mezzo, non finisce in carcere: grazie all’età e agli acciacchi, ottiene
l’affidamento ai servizi sociali. Intanto i processi avanzano, con qualche botta di fortuna. Nel ’99, condannato in appello per
emissione di assegni a vuoto, il nostro eroe è assolto in Cassazione perchè il reato è stato appena depenalizzato. Nel 2000 cade
in prescrizione la condanna in primo grado per violazione della legge sulle assunzioni obbligatorie di invalidi. Nel 2001,
condanna in primo grado a Perugia per abuso d’ufficio insieme al giudice fallimentare di Frosinone che nel ’93 regalò
l’amministrazione controllata alla sua capogruppo “Italfin 80” in crisi nera, evitandogli il crac: reato poi estinto per
prescrizione. Intanto lui s’è dato alle cliniche private. E anche in quel ramo riesce a dare lavoro alla Giustizia. Nel 2002 il
Tribunale di Roma lo condanna a 1 anno e 8 mesi per truffa e violazione della legge sulle trasfusioni: insieme ad alcuni
dirigenti della “Quisisana”, avrebbe imposto a una cinquantina di pazienti sottoposti a trasfusioni parcelle gonfiate per 3-400
mila lire l’una. E nel 2005 è rinviato a giudizio per ricettazione nella vecchia vicenda delle tangenti al ministero delle Poste.
Ma ci sono pure questioni recentissime, come quella che lo investe per la sua ultima vocazione: editore di giornali locali,
undici “cocoperative” tra la Ciociaria e il Molise, finanziati dallo Stato. Del novembre 2007, il Ciarra è indagato a Roma per
truffa ai danni di Palazzo Chigi: pare che tra il 2002 e il 2005 abbia incassato il doppio dei contributi dovuti, attestando
falsamente che le società “Editoriale Ciociaria Oggi” e “Nuova Editoriale Oggi” hanno una gestione separata. In attesa di
sapere come stanno le cose, il Gip gli ha sequestrato i 2,5 milioni che stavano arrivando dalla Presidenza del Consiglio. Intanto
il fisco italiano attende che il Ciarra versi 1,495 milioni di euro di tasse mai pagate. E non è questo l’unico suo debito: tallonato
dai piccoli azionisti dell’Ambrosiano, risulta residente per l’Anagrafe in una camera e servizi annessa a un capannone
industriale dove ha sede la tipografia di “Ciociaria Oggi”, a Villa Santa Lucia, vicino a Montecassino. Dove sovente bussa
l’ufficiale giudiziario. Invano.
Comincioli Romano (FI): Imputato per le false fatture e i bilanci truccati di Publitalia, insieme a Dell’Utri e altri, chiede di
patteggiare 1 anno e 8 mesi, ottiene il consenso del pm, ma nel 1995 il Tribunale ritiene troppo bassa la pena concordata e
preferisce processarlo: mossa incauta, visto che poi la Cdl, anche col suo voto, abroga di fatto il falso in bilancio, riducendo le
pene al lumicino e abbreviando le scadenze della prescrizione. A quel punto la IV sezione del Tribunale fa ricorso alla Corte di
giustizia europea e alla Corte costituzionale per l’incostituzionalità della legge. Ma la Corte europea rimanda al mittente
l’eccezione, mentre la Consulta tarda a rispondere e quando il processo riprenderà, i reati saranno comunque prescritti. Nel
febbraio 2008, alla vigilia della fine della legislatura, la giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato respinge al mittente
la richiesta di autorizzazione (inoltrata dal gip di Milano Clementina Forleo) a usare le sue telefonate intercettate con l’amico
Stefano Ricucci a proposito della scalata al «Corriere della Sera».
De Angelis Marcello (An): Condannato in via definitiva a 5 anni di carcere (di cui 3 scontati in carcere) per banda armata e
associazione sovversiva come dirigente e portavoce del gruppo neofascista Terza Posizione, fondato da Roberto Fiore,
Gabriele Adinolfi e Ciccio Mangiameli.
De Gregorio Sergio (FI-Italiani nel Mondo): Dal giugno 2007 è indagato dalla Procura antimafia di Napoli per i reati di
riciclaggio e favoreggiamento della camorra. Nel febbraio 2008 è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di
Roma per il reato di corruzione. Entrambe le indagini nascono in Campania, dove la Guardia di finanza scopre, durante una
perquisizione a carico di Rocco Cafiero detto «’o Capriariello», ritenuto un componente del clan Nuvoletta, una serie di
assegni firmati??? o girati proprio da De Gregorio. I finanzieri, tra le carte del senatore, scoprono anche un accordo fra
l’associazione Italiani nel mondo e il coordinatore forzista Sandro Bondi, in cui si dà conto dell’impegno finanziario
concordato tra le parti (si parla di 500 o 700mila euro), delle quote già consegnate e quelle da fornire con cadenza mensile. I
magistrati sospettano che sia il prezzo pagato per convincere il senatore ad abbracciare il centrodestra. E trasmettono
l’inchiesta per competenza da Napoli a Roma.
Martinat Ugo (An): Indagato dal 2 maggio 2005 a Torino, nella sua veste di viceministro delle Infrastrutture, per turbativa
d’asta e abuso in atti d’ufficio a proposito degli appalti per l’alta velocità ferroviaria Torino-Lione e per due strade costruite in
vista delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Un rapporto della Dia, trasmesso dalla Guardia di finanza ai pm Francesco
Saluzzo, Paolo Toso e Cesare Parodi, parla di intercettazioni e definisce Martinat «soggetto supervisore per l’aggiudicazione di
varie gare d’appalto e per l’assegnazione di collaudi».
Mastrullo Angiolino (FI): Già socialista, poi forzista, ex portaborse del sindaco di Torino Maria Magnani Noya (Psi) e
dell’assessore Aldo Olivieri (Psi), fu arrestato una prima volta negli anni 80 per lo scandalo delle forniture di carni alle Usl
piemontesi, e poi assolto; di nuovo arrestato il 22 maggio 1995 per corruzione e falso in relazione a una tangente da 20 milioni
chiesta e ottenuta nel 1990 da un imprenditore farmaceutico, ha patteggiato la pena. Poi è divenuto il braccio destro del
coordinatore piemontese di Forza Italia, Guido Crosetto. E’ candidato Pdl alla Camera in Piemonte-1.
Matteoli Altero (An): Imputato a Livorno per favoreggiamento verso l’ex prefetto di Livorno, che avrebbe avvertito di
indagini e intercettazioni in corso su uno scandalo di abusi edilizi all’isola d’Elba, consentendo a lui e ad altri indagati di
inquinare le prove e di distruggere carte e addirittura computer, con gravi danni per le indagini. Il processo è iniziato il 20
ottobre 2006. Ma il 17 maggio 2007 la Camera l’ha bloccato (394 voti favorevoli, 2 contrari e 32 astenuti), sollevando un
conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato alla Corte Costituzionale contro il Tribunale dei ministri che, spogliandosi del
caso in quanto Matteoli è accusato come comune cittadino e non come ex ministro, non ha ritenuto di chiedere alla Camera
l’autorizzazione a procedere prevista per i ministri accusati di reati commessi nell’esercizio delle proprie funzioni. Così il
processo, in attesa della Consulta, si ferma.
Messina Alfredo (FI): Storico dirigente Fininvest e Mediaset, più volte indagato insieme al Cavaliere e ai suoi cari, ora è
vicepresidente di Mediolanum ed è sotto inchiesta a Milano (la Procura ha da poco depositato gli atti a fine indagini) per
favoreggiamento nella bancarotta fraudolenta dell’Hdc del sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi. Nel 2004 Crespi chiede a
Mediaset di restituirgli 500 mila euro da lui anticipati a Telelombardia e Antenna3 per “risarcirli” del danno subìto dalla
fornitura di programmi a Italia 7 Gold da parte di Mediaset. La richiesta, tramite Deborah Bergamini, viene inoltrata a
Messina, che prende appuntamento per il 17 luglio con Paolo Del Bue, presidente della Arner Bank luganese, a cui chiede di
“prepararmi una di quelle cose”. Cioè, verosimilmente, i contanti. Perché parte della somma – secondo la Guardia di Finanza -
dev’essere versata a Crespi in contanti a Lugano e in nero da Messina e dal suo avvocato, Giorgio Perroni. Il giorno della
prevista trasferta in Svizzera, il 16 luglio 2004, gli investigatori milanesi – che intercettano i protagonisti – si preparano a
pedinarli a distanza. Messina va a prendere Perroni a Roma, dove incontra anche l’avvocato del Cavaliere, Niccolò Ghedini.
Poi però, mentre è già in viaggio verso Fiumicino, riceve una telefonata da Palazzo Chigi: è Valentino Valentini, capo della
segreteria del premier Berlusconi. Che lo richiama indietro per “un documento da consegnare”. Messina torna indietro e subito
disdice l’appuntamento con Del Bue. Qualcuno, evidentemente, ha fatto una soffiata sul pedinamento in corso. E la consegna
“salta”. “Purtroppo – dice l’avvocato di Crespi, che segue la pratica, al sondaggista - “(Messina o Perroni, ndr) ha avuto un
forte casino. Non è potuto andare dove doveva andare”. Messina è candidato Pdl al Senato in Lombardia.
Nania Domenico (An): Arrestato per 10 giorni e poi condannato in via definitiva a 7 mesi per lesioni personali legate ad
attività violente nei gruppi giovanili di estrema destra (fatti dell’ottobre ’69, sentenza emessa nel 1977 e divenuta definitiva nel
1980); condannato in primo grado per gli abusi edilizi nella sua villa di Barcellona Pozzo di Gotto e salvato in appello dalla
prescrizione. Nemmeno il condono edilizio varato dal governo Berlusconi e votato anche da lui è riuscito a sanare la sua villa
abusiva con piscina, costruita in spregio delle leggi urbanistiche (legge 47/1985, articolo 20) e anche di quelle antisismiche
(legge 64/1974 sulla necessaria autorizzazione del Genio civile). Anche perché la sanatoria berlusconiana prevedeva il
pagamento di una serie di oblazioni che Nania non ha versato in tempo utile. Non male, per un ex sottosegretario ai Lavori
pubblici.
Nessa Pasquale (FI): Imputato a Bari per concussione, il 18 luglio 2005 scampa all’arresto nella sua città solo perché
parlamentare e dunque intoccabile. Invece il suo presunto complice in una storia di presunte tangenti, l’ingegner Camillo
Dell’Anno (dirigente del settore urbanistico del comune di Martina Franca), viene subito incarcerato con la stessa accusa. Sono
entrambi accusati di essersi spartiti nel dicembre 2003 una mazzetta di circa 100mila euro per un’autorizzazione edilizia,
dall’Itacasa Immobiliare Srl, società che aveva chiesto di realizzare a Martina Franca un fabbricato per abitazioni civili e locali
commerciali. Gli stessi amministratori della ditta denunciarono a suo tempo di essere stati costretti a pagare la tangente per
ottenere le necessarie autorizzazioni dal comune. Il gip Fiore chiede al Senato l’autorizzazione ad arrestare anche Nessa, ma
non ha mai ricevuto risposta. Comunque la Procura ha chiesto il suo rinvio a giudizio.
Paravia Antonio (FI): Imprenditore ed ex presidente di Assindustria a Salerno, viene arrestato nel 1995 per un giro di tangenti
nella sanità a Napoli. Secondo il pm Nunzio Fragliasso, Paravia avrebbe versato quasi 100 milioni di lire a funzionari e
CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO
Fonte “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez
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dirigenti di una Usl per l’appalto del servizio di ascensori e montacarichi. Ma il 16 dicembre 2004 è scattata la prescrizione.
Candidato Pdl per il Senato in Campania.
Papa Alfonso (FI): Magistrato napoletano in aspettativa, vicecapo di gabinetto del ministero della Giustizia sotto i ministeri
Castelli e Mastella, viene indagato dal Tribunale dei ministri di Roma per abuso d’ufficio patrimoniale per alcune consulenze
“facili” insieme allo stesso castelli e ad altri dirigenti di Via Arenula. Ma si salva dal processo grazie al voto del Senato, che
nel dicembre 2007 respinge la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro leghista e dei suoi
collaboratori, regalando l’immunità parlamentare anche a quelli che parlamentari non sono. Come, appunto, Papa. Che viene
prontamente candidato dal Pdl in Campania.
Pecorella Gaetano (FI): Imputato a Brescia per favoreggiamento nelle stragi di piazza Fontana e piazza della Loggia: nel
2007, dopo cinque anni di indagini, la Procura ha chiesto il suo rinvio a giudizio con l’accusa di aver corrotto un pentito di
Ordine nuovo, Martino Siciliano, testimone-chiave nei processi per le due stragi nere, perché ritrattasse le sue accuse contro
Delfo Zorzi, cliente di Pecorella, indicato come l’autore materiale del primo eccidio e coinvolto anche nel secondo. Ad
accusare Pecorella è lo stesso Siciliano, il quale sostiene che Zorzi gli avrebbe versato 115 mila dollari tramite il suo ex
difensore Fausto Maniaci, dopo un presunto accordo con Pecorella, legale di Zorzi (all’epoca latitante in Giappone). Siciliano
viene arrestato il 10 giugno 2002 con l’accusa di aver intascato 5.000 dollari – primo anticipo dei «500mila promessi» – in
cambio della ritrattazione.
Pittelli Giancarlo (FI): Indagato a Catanzaro per associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e “appartenenza a
loggia massonica segreta o struttura similare” e a Salerno per rivelazione di segreto, diffamazione e calunnia nei confronti del
pm De Magistris, e pare anche per corruzione giudiziaria. L’indagine a suo carico è quella denominata «Poseidone» e avviata
da De Magistris sui finanziamenti europei milionari per alcuni depuratori mai realizzati in Calabria. Pittelli, oltre a essere
l’avvocato difensore di numerosi indagati, viene inquisito lui stesso quando il magistrato trova traccia di un suo versamento di
100 mila euro sui conti di Fabio Schettini, segretario del commissario europeo Franco Frattini (FI), anche lui sotto inchiesta
insieme a decine di altri politici, imprenditori, amministratori e professionisti. Ma l’inchiesta viene tolta al pm titolare dal suo
capo, Mariano Lombardi, amico intimo di Pittelli (il figliastro del procuratore è socio in affari del sen. avv.) e alla fine la
Procura chiede l’archiviazione per Pittelli. Il quale però rimane indagato a Catanzaro.
Proietti Cosimi Francesco (An): Indagato a Potenza e poi a Roma per corruzione, ha visto la sua posizione finire in archivio,
ma solo in parte. Nel 2006 viene coinvolto nello scandalo degli affari sporchi intorno al casinò di Campione d’Italia che porta
all’arresto a Potenza di Vittorio Emanuele di Savoia e del portavoce di Fini, Salvatore Sottile. Il suo ruolo – secondo il gip
Alberto Iannuzzi, che firma le ordinanze di custodia cautelare – sarebbe quello di intermediario per affari milionari fra il clan
del «principe» e i Monopoli di Stato. Lo scandalo infatti nasce dai nullaosta emessi dai Monopoli per legalizzare i videogiochi
illegali. Il signor Savoia si rivolge al faccendiere Achille De Luca, che contatta un commercialista romano amico di Sottile. E
Sottile coinvolge Proietti Cosimi, il quale a sua volta raggiunge due dirigenti dei Monopoli per mandare in porto l’affare. De
Luca consegna le mazzette negli uffici dei Monopoli e poco dopo arrivano ben quattrocento nullaosta. Secondo il gip, il
segretario di Fini gestisce «un potere enorme» e lo usa come «un utile e infallibile strumento per perseguire e realizzare il
proprio tornaconto». Ma i giudici di Roma archiviano tutto. In un altro filone d’inchiesta, il gip potentino raccomandava alla
Procura capitolina di scandagliare «gli affari gestiti in comune da Francesco Proietti Cosimi e Daniela Di Sotto», la moglie di
Fini, perché «meritano un sicuro, ulteriore approfondimento investigativo». L’uomo e la donna avrebbero intrecciato una «fitta
rete di affari, a tratti poco chiari (...), fondamentalmente incentrati sui proventi derivanti dalle gestione di due strutture sanitarie
private, Panigea ed Emmerre, la prima delle quali offre prestazioni anche in regime di convenzione col Servizio sanitario
nazionale». In una telefonata intercettata, Francesco e Daniela parlano dell’«interessamento» della signora Fini presso l’allora
governatore del Lazio, Storace, «affinché il poliambulatorio Panigea operasse in regime di convenzione l’esecuzione di esami
clinici (tac e risonanza magnetica) particolarmente costosi». Su questa vicenda, l’inchiesta è ancora in corso a Roma.
Russo Paolo (FI): Ex presidente della commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti in Campania, è stato indagato dalla
Dda di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito di indagini sulla camorra del Nolano per i suoi
rapporti con un imprenditore vicino, secondo gli inquirenti, ai clan della zona. Ma alla fine la Procura ha chiesto
l’archiviazione, almeno per questa accusa. Russo resta però indagato nello stesso procedimento per violazione della legge
elettorale. Candidato Pdl alla Camera in Campania.
Scapagnini Umberto (FI): Il 26 ottobre 2007 il pm catanese Francesco Puleio ha chiesto la sua condanna a 2 anni e 10 mesi di
reclusione per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale. Tre giorni prima delle comunali del 2005, Scapagnini e la sua
giunta approvarono due delibere con cui si sospendeva la riscossione dei contributi previdenziali dalle buste paga dei 4000
dipendenti del municipio. La scelta, ufficialmente giustificata come un risarcimento per i danni subiti dai lavoratori a causa di
un’eruzione dell’Etna che aveva ricoperto la città di cenere nera, aveva fatto sì che i dipendenti si fossero trovati in busta paga
somme varianti tra i 300 e i 1000 euro che ora dovranno essere restituiti a rate senza interessi in undici anni. Scapagnini è pure
indagato a Catania per abuso d’ufficio aggravato per i parcheggi sotterranei in costruzione nella città etnea.
Scelli Maurizio (FI): ex commissario straordinario della Croce rossa italiana, già fondatore del partito centrista “Italia di
nuovo” (“Né con Prodi né con Berlusconi”, 2006), sospettato di aver intermediato il riscatto per la liberazione di alcuni ostaggi
in Irak, per esempio le “due Simone”, è accusato dalla Procura militare di Roma e dalla Corte dei Conti di aver dirottato verso
altre destinazioni 17 milioni di euro destinati alla missione “Antica Babilonia” a Nassiriya “per interventi urgenti a favore della
popolazione irakena”. Che fine han fatto tutti quei quattrini sborsati dallo Stato tramite i ministeri degli Esteri e della Difesa
per alcuni ospedali da campo in Irak? Sarebbero stati - secondo l’accusa – “distratti per esigenze economiche interne alla Croce
rossa italiana” fra il 2003 e il 2006, invece di essere restituiti al governo. Di più: quando partì l’inchiesta, i vertici della Cri
CONDANNATI, PRESCRITTI, INDAGATI, IMPUTATI E RINVIATI A GIUDIZIO
Fonte “Se li conosci li eviti” di Marco Travaglio e Peter Gomez
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avrebbero tentato di nascondere la verità con “comunicazioni incomplete o non veritiere sulla effettiva utilizzazione del
contributo”. Scelli è candidato del Pdl alla Camera in Abruzzo.
Sciascia Salvatore (FI): Condannato definitivamente a 2 anni e 6 mesi per aver corrotto, nella sua qualità di manager
Fininvest (capo dei servizi fiscali del gruppo Berlusconi), alcuni ufficiali e sottufficiali della Guardia di finanza affinchè
ammorbidissero le verifiche fiscali. L’inchiesta è quella aperta dal pool Mani Pulite nella primavera del 1994, in seguito alle
confessioni di alcuni finanzieri a proposito di quattro tangenti da circa 100 milioni di lire ciascuna pagate dal gruppo Fininvest
perché chiudessero gli occhi nei blitz tributari nelle società Mediolanum, Mondadori ed Edilnord.
Scotti Vincenzo (Mpa): Ex ministro democristiano dei Beni culturali, del Lavoro, della Protezione civile, dei Rapporti
comunitari, degli Interni, degli Esteri, con 7 legislature alle spalle, più volte indagato per corruzione a Napoli (assolto nello
scandalo della Nettezza urbana e in quello dei Mondiali di Italia 90, salvato dalla prescrizione in quello degli appalti per la
ricostruzione post-terremoto), rinviato a giudizio per peculato e abuso d’ufficio in due tranches dello scandalo Sisde (anch’esse
finite in prescrizione), è stato condannato almeno dalla giustizia contabile: la Corte dei Conti gli ha recentemente imposto di
risarcire allo Stato 2 milioni 995.450 euro, giudicandolo colpevole – insieme all’ex direttore del Sisde Alessandro Voci e a due
funzionari del Viminale – di aver fatto acquistare un palazzo a Roma con fondi riservati del Sisde a un prezzo gonfiato (10
miliardi di lire in più del giusto), per mettere da parte fondi neri. Scotti è capolista dell’Mpa in Campania per il Senato.
Simeoni Giorgio (FI): Indagato a Roma per associazione per delinquere e corruzione nello scandalo delle tangenti sulla sanità
nel lazio nato dalle confessioni di “Lady Asl”, per aver «usato il suo ruolo per appropriarsi di denaro pubblico in modo
reiterato» e di aver pure inquinato le prove, nel 2006 s’è salvato dall’arresto perché la Camera ha respinto la richiesta dei
giudici.
Speciale Roberto (FI): Ex comandante generale della Guardia di Finanza, è indagato dalla Procura militare di Roma per il
presunto utilizzo privato di mezzi della GdF. Il procuratore militare Antonino Intelisano ha tra l’altro acquisito un filmato delle
Fiamme Gialle, girato in una fredda mattina del febbraio 2005 a Passo Rolle, in Trentino Alto Adige, che documenta come
Speciale portò in montagna parenti e amici per una festa, utilizzando un Atr 42 a turboelica del Corpo, destinato al contrasto
del contrabbando e alle missioni umanitarie. La festa si sarebbe dovuta concludere con una mangiata di pesce fresco,
trasportato in casse caricate all’aeroporto di Pratica di Mare e spedite con volo militare. Spigole mai arrivate, ma solo per colpa
del maltempo. Un altro capitolo dell’indagine riguarda l’utilizzo dei fondi riservati della Guardia di finanza da parte del
generale. Speciale si difende così: «Come ogni anno ci siamo recati a Passo Rolle per chiudere le gare invernali della Guardia
di finanza, una cerimonia alla quale faceva da madrina come da prassi la moglie del comandante generale». Ma, stando a
quanto scritto dai giornali, la Procura militare ha accertato che l’ex comandante Speciale ha utilizzato l’Atr 42 in dotazione al
Corpo in occasione di almeno 45 week-end e che l’aereo, per suo ordine e a spese delle Fiamme gialle, era stato
«riconfigurato» negli hangar dell’aeroporto militare di Pratica di Mare, in modo da ospitare poltrone «business» per almeno
otto passeggeri. Costo per le casse dello Stato: 3.885,91 euro l’ora. Anche per questo la Procura della Corte dei Conti ha
avviato nei confronti del generale un procedimento di responsabilità per il danno erariale procurato dai suoi viaggi a scrocco al
Passo Rolle, chiedendogli il conto per almeno 32 mila euro di gite aviotrasportate con spigole d’alta quota, più il danno
d’immagine per il corpo delle Fiamme Gialle. Ironia della sorte: la Procura della Corte dei Conti è proprio l’ufficio dove il
governo Prodi avrebbe voluto dirottare il generale Speciale, dopo la rimozione da comando generale della Guardia di finanza.
Strano Nino (An): La Procura di Catania ha chiesto la condanna di Strano (lo stesso senatore che divorò mortadella nell’aula
di Palazzo Madama per festeggiare la caduta del governo Prodi) a 2 anni di reclusione insieme agli altri assessori della vecchia
giunta comunale Scapagnini, per abuso d’ufficio e violazione della legge elettorale. Nel 2005, tre giorni prima delle elezioni
comunali, Strano, gli altri assessori e il sindaco Scapagnini decisero di erogare una somma compresa tra i 300 e i 1000 euro ai
4.000 dipendenti del Comune (sospendendo il prelievo dei contributi previdenziali dalle buste paga) per «risarcirli» dai danni
causati da un’eruzione dell’Etna che aveva ricoperto la città di cenere nera.
Tomassini Antonio (FI): Medico chirurgo, amico personale di Silvio Berlusconi, è stato condannato in via definitiva dalla
Cassazione a 3 anni di reclusione per falso. Durante un parto, una bambina sua paziente nacque cerebrolesa, ma lui contraffece
e soppresse il partogramma. Nel 2001 Forza Italia lo candidò subito al Parlamento e lo nominò responsabile per la Sanità del
partito e presidente commissione Sanità del Senato. Nell’ultima legislatura era membro della Commissione parlamentare di
inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario nazionale.
Tortoli Roberto (FI): Indagato dalla Procura di Arezzo per concorso in estorsione in uno scandalo che ruota intorno alla
costruzione di una multisala cinematografica ad Arezzo.
Valentino Giuseppe (An): Indagato nel 2004 dalla Dda di Catanzaro per i suoi presunti rapporti con l’avvocato Paolo Romeo,
condannato per la sua appartenenza alla ‘ndrangheta, ha visto la sua posizione finire in archivio. Ma è tuttoggi indagato a
Roma per favoreggiamento perché sospettato di aver rivelato a Stefano Ricucci le intercettazioni telefoniche in corso sulle
scalate a Bnl, Antonveneta e Corriere nell’estate del...
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"Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?" Luigi Pirandello (1867-1936)